Sassolini di Lehner
All’attenzione del presidente della Repubblica, nonché presidente del Csm, che giustamente ha preso una netta e chiara posizione sulla barbarie dell’antisemitismo, omettendo, però, di riferirsi anche al clero e ai cattolici che, salvo rari esempi di onestà intellettuale coniugata col coraggio, sposarono le leggi razziali o ipocritamente le ignorarono. Ci fu anche chi come padre Agostino Gemelli fu in prima linea nell’antigiudaismo. Sulla rivista Vita e pensiero, in occasione del suicidio dell’ebreo Felice Momigliano, scrisse: “Se insieme con il positivismo, il libero pensiero e Momigliano morissero tutti i giudei che continuano l’opera dei giudei che hanno crocifisso Nostro Signore, non è vero che tutto il mondo starebbe meglio? Sarebbe una liberazione”. Come capo del Consiglio superiore della magistratura, l’esimio presidente, ha, altresì omesso di stigmatizzare le toghe in servizio in quegli anni. Non ha, ad esempio, rammentato che, nel 1939, Arrigo Solmi, Guardasigilli del Governo fascista, per verificare la purezza razziale delle toghe, chiese loro una dichiarazione di non appartenenza alla razza ebraica. Ebbene, nessuno dei 4.200 magistrati ebbe nulla da ridire, né osò manifestare perplessità e tanto meno solidarietà ai colleghi israeliti licenziati.
Il presidente della Repubblica non ha neppure spiegato all’Anpi e quant’altri propal antisionisti e antifascisti militanti come sia stato possibile che il secondo presidente della Consulta, dopo Enrico De Nicola, sia stato, dal 6 aprile 1957 al 5 gennaio 1961, Gaetano Azzariti, già presidente del Tribunale della razza, chiamato, perciò, a tutelare il rispetto della Costituzione della Repubblica nata dalla Resistenza... anche alla verità storica. Gaetano fu, certo, un giurista notevole, ma anche un razzista militante, capace di ricamare i seguenti deliri antisemiti: “La diversità di razza è ostacolo insuperabile alla costituzione di rapporti personali, dai quali possano derivare alterazioni biologiche o psichiche alla purezza della nostra gente”. Parolacce bestiali, eppure non ho nulla contro il defunto Gaetano Azzariti, peraltro già scelto e impiegato al Ministero della Giustizia non dal nostalgico Giorgio Almirante, bensì dal Guardasigilli e compagno Palmiro Togliatti. Non ho nulla neppure versus quanti fascisti e fascistissimi non ebbero difficoltà a passare, da un giorno all’altro, dall’autoritarismo mussoliniano al totalitarismo staliniano, perché sulla bandiera di tutti c’era scritto “Tengo famiglia”. Non ho nulla neppure contro lo scomparso moralista Giorgio Bocca, che apprezzò il libercolo sui Protocolli dei Savi di Sion, e neppure sputo su Enzo Biagi, recensore entusiasta del film Süss l’ebreo, tantomeno sprizzo odio sui democristiani di destra e di sinistra che plaudirono alle leggi del 1938.
È però, doveroso un omaggio all’intelligenza rigettare le cazzullate, le scuratiate, l’ipocrita retorica antifascista, astute velature utilizzate per evitare di ammettere che come non semplicemente il nazismo, ma il popolo tedesco, non il solo fascismo, ma il popolo italiano, furono responsabili degli orrori razzistici. C’è da chiedersi, inoltre, cosa ne pensino i discendenti – chissà se qualcuno di essi indossi oggi la toga e impugni la Costituzione, la stessa già nelle mani di Azzariti – dei 4.200 magistrati fascisti e antisemiti, che accettarono supini e convinti le leggi razziali. Egregio, caro e stimato Sergio Mattarella, mi aspetto da lei, altre benemerite esternazioni, spero coniugate con maggior coraggio, tali da avviare, cioè, davvero i conti, senza omissioni e censure, con la storia d’Italia.
Aggiornato il 30 gennaio 2025 alle ore 09:29