Il canto del Grillo

Come ampiamente riportato dall’informazione nazionale, Beppe Grillo ha diffuso un video in cui, dopo alcuni giorni di silenzio, torna a parlare, rinfocolando la lunga querelle che lo ha condotto a una rottura irrimediabile con Giuseppe Conte, attuale presidente del Movimento 5 stelle. Come riporta l’Ansa, “il fondatore lascia intendere che sul contrassegno del M5s è pronto alla guerra legale. Invita l’attuale gruppo dirigente a “farsi un altro simbolo”, ma non solo. Con la sua nota cripticità, il garante ribadisce l’impegno per dare al Movimento “un decorso altro e meraviglioso”. “Ho un’idea che vi svelerò, non finisce qui”, è l’avvertimento contenuto nel messaggio tanto atteso. Che gioca su un ossimoro. Il funerale, da una parte, e l’Inno alla gioia dall’altra”. D’altro canto, non bisogna essere acuti analisti politici per comprendere che, messo alle strette e rimosso da ogni incarico e remunerazione, il principale artefice di una forza politica che in pochi anni conquistò la stanza bottoni, con un consenso bulgaro, non potesse tranquillamente farsi da parte. In questo senso per qualcuno la mossa di preannunciare la rifondazione di un nuovo M5s potrebbe sembrare una sorta di canto del cigno, o del Grillo per meglio dire.

Tuttavia, godendo ancora di un certo prestigio, pressa i militanti della prima ora, che ancora credono alle illusioni sparse a piene mani dal comico genovese e dai suoi giovani epigoni degli anni ruggenti del Vaffa, è molto probabile che egli riesca a rimettere in piedi qualcosa di politicamente appetibile per chi non digerisce proprio la linea poltroniera e accomodante di Conte e soci. Tutto ciò, se si realizzasse, come tutto porta a credere, restringerà ulteriormente la base elettorale dell’attuale M5s, che in questo caso rischierebbe di essere letteralmente stritolato dal riemergente grillismo ortodosso e da un Partito democratico che, proprio grazie all’inconsistenza culturale e programmatica dei pentastellati, sta riguadagnando quella grossa parte di elettori che erano stati attratti dalle illusorie promesse di cambiamento espresse dagli stessi pentastellati. Ma alla fine della fiera, dopo la sequela di fallimenti e di colossali danni prodotti nei lunghi anni in cui essi sono stati alla guida del Paese, è molto probabile che la inevitabile scissione del fondatore, insieme ad altri cani sciolti messi ai margini dal nuovo corso contiano – Danilo Toninelli in particolare, con la sponda di Virginia Raggi e il possibilismo di Alessandro Di Battista – dia il risolutivo colpo di grazia a una surreale esperienza politica che non sembra aver più molto da dire a questo disgraziato Paese.

Aggiornato il 06 dicembre 2024 alle ore 09:45