Il fascista, non è Pablo, Forza Mediaset, il vegliardo

Sassolini di Lehner

Poniamo il caso che un criticone militante definisca un procuratore della Repubblica “fascista di merda ma soprattutto un mediocre, un mediocre e ignorante”. Certo scoppierebbe il finimondo. Csm, Anm, mezzo Parlamento trinariciuto, magari lo stesso Quirinale, griderebbero all’attentato alla Costituzione ed al golpe in fieri. Il criticone, poi, se la vedrebbe davvero brutta. Eppure, al telefono con l’amico Mimmo Lucano, il giudice iscritto a Magistratura democratica Emilio Sirianni rivolse quei pesanti epiteti al collega Nicola Gratteri. Ora, dopo che il non fine dicitore ha patito un buffetto dal Csm per l’insolito interessamento a favore dell’allora indagato Mimmo, vien fuori che ben 570 togati hanno sottoscritto una petizione a favore di Sirianni.

Insomma, la tessera di Md vale, mica è acqua. A riprova che anche all’interno della corporazione vige la regola dei due pesi e delle due misure, non si ha notizia che un qualche attestato di solidarietà per il vilipeso Gratteri sia stato mai accompagnato da centinaia di firme.

***

Nel pianeta ipocrita dei buonisti, si può affermare che Filippo Turetta non è Pablo Escobar. Invero, non è Pablo, perché è assai peggio. Pablo aveva mire economiche e politiche dichiarate e conclamate, peraltro sostenute dagli innevati divi di Hollywood e da tanti strafatti cantanti. Filippo appartiene, invece, alla categoria più imperdonabile: quella delle nullità che uccidono, forse, per vedere l’effetto che fa. In altri Paesi non meno civili del nostro, Filippo, stante la sua pericolosità, invece, di restare vita natural durante sulle spalle del contribuente, finirebbe sulla sedia elettrica.

***

Quello che è bene per la General Motors è bene per gli Stati Uniti dAmerica, così si diceva un tempo. Quello che è bene per Mediaset, però, non è detto che sia un beneficio per quanti sono costretti a pagare il canone. Pure a Rai 3. La proposta di riduzione andava incontro agli italiani, benché fosse meno propizia per Bianca Berlinguer e compagni. Certo, sarebbe stato meglio abolirla del tutto l’ignobile gabella, ma, intanto, il primo sconto poteva aprire la strada alla cancellazione prossima futura. Averla bocciata, da parte di “Forza Mediaset” in combutta con il Partito democratico, è stato un efferato scippo dalle tasche di noi tutti. Sono certo che Antonio Tajani,  al grido “Avanti, Savoia!”, preferirebbe battagliare per l’Italia tutta, non solo per Cologno monzese.

***

Gli immigrati sono l’8, 5 per cento della popolazione. Eppure, risultano autori del 43 per cento delle violenze carnali; del 27,5 per cento dei femminicidi; del 28,2 per cento di maltrattamenti in famiglia; del 43,7 per cento degli sfregi al volto; del 75 per cento di costrizioni o induzioni al matrimonio. Mancano le percentuali sullo spaccio, il furto, le rapine, gli accoltellamenti, ma si suppongono preoccupanti. In quanto ai pestaggi ai controllori che osano chiedere il biglietto siamo alla normalità quotidiana. Al momento non si hanno statistiche riguardo al propagandato cospicuo contributo degli immigrati a favore dell’Inps. Tuttavia, secondo certi idioti, le pensioni di figli e nipoti sono, grazie a costoro, al sicuro. Crea qualche ansia il fatto che l’8,5 per cento s’impegni con fervore nel delinquere e nel mettere a ferro ed a fuoco le città, mentre non denota la stessa solerzia nel lavorare.

***

Invecchiare bene o male, rimbambirsi o rimanere lucidi e sapidi, ispirarsi al picconatore Francesco Cossiga o spiaccicarsi come Luigi Di Maio su Mario Draghi, senza nemmeno una nomina dell’Ue come rappresentante speciale per il Golfo? Certo, Mario è un potente che sa ripagare i favori, ma su di lui pende l’inquietante sentenza di Cossiga: “È un vile, un vile affarista… È il liquidatore, dopo la famosa crociera sulBritannia” dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana quand’era direttore generale del Tesoro”. A proposito di vegliardi, salta agli occhi lo strano caso di uno, che nel 1986, da liberal-sbarazzino diede alle stampe il non conforme Come vivere, e bene, senza i comunisti. La prima guida a ciò che conta veramente nella vita.

38 anni dopo, forse stante l’età, ma soprattutto istigato dall’odio viscerale nei confronti di Giorgia Meloni e famiglia, s’è ridotto a fare il tifo per Giuseppe Conte, il becchino del Movimento 5 stelle; a perculare, d’intesa con Marco Travaglio, Beppe Grillo; a patrocinare il campo largo; ad ammanettare per conto della corte penale internazionale Benjamin Netanyahu; a demonizzare Elon Musk; a interpretare l’ultimo giapponese combattente per la gang di Barack Obama contro Donald Trump; a difendere esondazioni, pretese e privilegi della casta faraonica; a scivolare sempre più giù, sino a diventare diversamente baciapile pro Papa Bergoglio.

Infine, a partecipare al programma televisivo di Corrado Augias, già “donat”, nomignolo di battaglia assegnatogli dai servizi segreti della Cecoslovacchia comunista con i quali, insieme alla moglie, teneva cordiali e puntuali rapporti. 36 incontri con l’agente dell’StbJaros” non furono pochi. Per avere un quadro familiare basta leggere il dossier Mitrokhin sul suocero: “La residentura del Kgb ha utilizzato il generale in pensione Nino Pasti per misure attive tese a discreditare i piani degli Usa di produrre un’arma a neutroni”. Il nostro vegliardo, pimpante e dissacrante del 1986, se non vuole finire – insieme ad Augias – in un faldone degli archivi di Praga, si deve far curare da un bravo dottore specializzato in geriatria liberale.

Aggiornato il 29 novembre 2024 alle ore 09:27