Occupo ergo sum

Sassolini di Lehner

A mali estremi, estremi e criminali rimedi, tanto commettere illegalità non configura più reato per taluni giudici, ispirati non solo dall’amarcord da Frattocchie, dalla pedagogia di Ilaria Salis, ma anche dal Parlamento prono e subalterno. Insidiati, accerchiati e bastonati moralmente, stiamo cercando una casa-rifugio, dove noi, esposti agli improperi, nasconderci e rimanere sani, salvi, integri. Il nostro leader, avendo appreso che i 18 anarchici che per anni occuparono l’ex casa cantoniera a Oulx sono stati assolti, ha steso il piano d’azione: invece di farsi incravattare da locatari esosi, meglio optare per l’illegalità più diffusa, consentita, perdonata, incoraggiata, legalizzata: l’occupazione di locali appartenenti al demanio, alle Province, alle Regioni o ai privati. Gli anarchici, infatti, hanno convinto il Tribunale che loro occuparono a fin di bene, ovvero per fornire un degno riparo ai migranti, che facevano tappa a Oulx, in procinto di varcare illegalmente il confine e penetrare in Francia.

Come a dire che la somma di due illegalità, l’occupazione attuata, l’altra programmata dai clandestini, dà il seguente totale: reato consentito dalla legge, più che lecito, esemplare, meritorio. La giustizia, si fa per dire, da noi non si ispira soltanto alle dispense della scuola comunista delle Frattocchie, ma anche all’immancabile compagno di merende, il Legislatore col complesso d’inferiorità. Partendo dalle commissioni giustizia di Camera e Senato, giungono sino al voto in aula, riuscendo quasi sempre, gli eletti dal popolo sovrano, ad inserire prose ampiamente e variamente interpretabili nel codice penale.

Il Parlamento, al fine di non infastidire le toghe con la costrizione d’essere bouche de lois, le esonera dal fastidio di un’applicazione financo lievemente imperativa, utilizzando vocaboli, morfologia, sintassi oltremodo elasticizzabili. L’articolo 54, ad esempio, definisce non punibile chi è “costretto dalla necessità di salvare sé o altri da un pericolo di un danno grave alla persona”. La prosa è da azzeccagarbugli e rimanda a “quel dottore alto, asciutto, pelato, col naso rosso, e una voglia di lampone sulla guancia”, a cui Renzo doveva corrispondere quattro capponi come onorario; eppure, in aggiunta, ci voleva Tiramolla, figlio della gomma e della colla, per far combaciare ai reati degli anarchici tale articolo. E Tiramolla, un tempo eroe dei fumetti, indossò la toga.

Gli anarchici sono stati assolti, perché sarebbero stati indotti all’occupazione per “salvare” gli immigrati dai gravissimi pericoli dell’alta montagna. Non avevano occupato per impadronirsi di un bene pubblico e ridurlo a loro comoda postazione. No, lo fecero per i nordafricani e per Maometto infreddoliti. A nessuno dei giudici della Corte dAppello è balenata, però, l’idea che gli immigrati non erano stati catturati, legati e trasportati a forza sulle alture; quindi, costretti, contro la loro volontà, ad abbandonare la pianura, dove non erano per nulla minacciati da “un danno grave alla persona”, visto che in Italia i clandestini vagano, spacciano, stuprano e delinquono tranquillamente, senza problema alcuno. Questi, invece, affrontavano consapevolmente le insidie alpestri, arrampicandosi tra rupi e boschi con l’intenzione di commettere l’illegalità di entrare clandestinamente in Francia.

Gli anarchici, paventando i micidiali insulti del freddo montano, invece di dissuaderli, per la loro salute, dalla pretesa di scegliersi il Paese europeo più gradito e più vantaggioso, per continuare ad operare nella clandestinità, ne furono complici. Occupare per aiutare, infine, è una motivazione farlocca, giacché gli unici abitanti stabili, stravaccati al calduccio ed esenti da spese – paga tutto l’Anas – nel caseggiato verniciato di rosso pompeiano non sono gli immigrati, bensì gli anarchici devoti non ad Errico Malatesta ma al paravent capo, il Gran Mogol delle giovani marmotte. La precedente sentenza in primo grado a loro favorevole lascia egualmente basiti, visto che il giudice monocratico considerò l’occupazione dello stabile demaniale (oppure provinciale o regionale) “fatto di lieve entità”. Occupo ergo sum, che vuoi che sia, anzi, è ormai legge.

Vengo all’illegalità che noi disperati giallorossi stiamo per commettere, sicuri dellimpunità, se non di ricchi premi e cotillons. Noi romanisti, travolti da un destino cinico e baro, siamo rimasti soli ed alla mercé degli sfottò, delle sanguinose frecciatine, dei corpi contundenti contro l’autostima incessantemente scagliati dai tifosi biancazzurri. Loro se la ridono, potendo contare su un’ottima squadra senza nemmeno un Lorenzo Pellegrini uno, mentre nella Roma, anzi nella rometta, come auspicò José Mourinho, ne sgambettano addirittura undici. Con undici Pellegrini l’unica possibilità di successo è quella di evitare in extremis, a colpi di quello che a tombola si chiama 23, la Serie B.

Romoletto, vice capitano della curva Sud, essendo un estremista, propone di occupare, garantiti dall’articolo 54, le abitazioni di togati, dalle Corti d’Appello fino alla Cassazione. Enea, boss delle brigate giallorosse, va oltre, indicando nelle ricche magioni dei membri della Consulta la direzione giusta per occupare ed essere assolti e riconosciuti umanitari col botto. Comunque, stante lo stato di necessità di noi romanisti, esposti “al pericolo di danno grave alla persona”, occupiamo ed occuperemo impunemente le magioni di chi ci pare. Magari, come la Salis, potremmo addirittura finire eletti nell’Europarlamento.

Aggiornato il 22 novembre 2024 alle ore 10:16