Lasciamo che l’Argentina, Israele, l’Italia, Taiwan e altri Paesi assumano un ruolo guida

Un’America più debole potrebbe costringere gli alleati a incrementare la loro forza

Domanda: Quali sono i passi più promettenti, concreti e specifici che l’America può compiere nei prossimi anni per promuovere la libertà, la democrazia e lo Stato di diritto in altri Paesi? Su quali luoghi e persone occorre focalizzarsi? Perché è opportuno compiere tali sforzi e in che modo, concretamente, si raggiungerebbe questo obiettivo, considerati i vincoli imposti dallo scenario politico e finanziario americano?

La domanda posta è obsoleta perché avrebbe avuto senso tra il 1945 e il 2008, dall’ascesa degli Stati Uniti al rango di grande potenza fino all’elezione di Barack Obama. Ora, purtroppo, è un anacronismo.

L’America rappresentava un nuovo tipo di grande potenza, che combinava univocamente interesse nazionale e principi morali. Forgiata durante il conflitto armato con il nazismo e nella Guerra Fredda con il comunismo, forte di un vacillante ma adeguato consenso tra Democratici e Repubblicani, e incontrastata nella sua leadership, Washington si è in effetti imposta con orgoglio per due terzi di secolo come tribuna di “libertà, democrazia e Stato di diritto”.

Poi, questa posizione ha registrato un declino che si è accentuato nel tempo. Tra un Partito Democratico con alcuni elementi rumorosi che nutrono disprezzo per gli Stati Uniti (“F**k America”) e un Partito Repubblicano che risponde con un isolazionismo stizzoso (“Smettere di finanziare la guerra in Ucraina”), negli ultimi quindici anni il centro si è indebolito. Nessuno dei candidati alla presidenza (nemmeno quelli “minori”) offre la potenziale leadership che consentirebbe agli Stati Uniti di adempiere la loro precedente missione di guida e probità.

Pertanto, non posso proporre “passi promettenti, concreti e specifici”. Posso invece rilevare un aspetto positivo, che spesso passa inosservato, vale a dire il rafforzamento degli alleati americani.

Nel 1997, in un momento in cui gli Stati Uniti erano forti, rilevai che “i burocrati americani (...) convinti che la loro fosse una causa giusta e importante”, avevano ripetutamente commesso l’errore di assumersi troppa responsabilità per la sicurezza internazionale “mettendo (così) da parte gli attori locali. Questo comportamento ha avuto la perversa conseguenza di deresponsabilizzare le autorità autoctone; e ben consapevoli che la loro azione non aveva alcuna importanza, sono tornati all’immaturità politica. Non dovendo più temere per la loro pelle, si sono lasciati andare alla corruzione (Vietnam), all’opportunismo politico (Nato) e alle teorie cospirative (Medio Oriente). Così gli americani, ritenendosi adulti, hanno trattato gli altri da bambini.

Ciò ha portato a “questa situazione paradossale in cui la potenza forte e lontana geograficamente quasi implora gli Stati vicini e deboli di aiutarla a contenere il loro comune nemico”.

Ecco alcuni esempi: il politico danese Mogens Glistrup chiese apertamente di sostituire l’esercito danese “con un messaggio registrato in russo che dicesse: ‘Ci arrendiamo’“. Gli europei protestarono in massa contro l’installazione nei loro Paesi di missili Cruise e Pershing II (700 mila tedeschi occidentali “si sono radunati (...) in un atto di dissenso che speravano avrebbe segnato un punto di svolta nella storia della loro nazione”). I vicini iracheni governati da Saddam Hussein evitarono di prendere misure per contenerlo, lasciando questo compito oneroso a Washington, per poi criticare gli americani per averlo fatto. Seul espresse rabbia nei confronti di Washington per aver adottato una linea dura nei confronti di Pyongyang, quando la “Sunshine Policy” della Corea del Sud verso quella del Nord era al suo apice.

Al contrario, un indebolimento degli Stati Uniti costringe questi alleati a maturare. In Europa, ciò significa abbandonare il dolce mondo degli Stati assistenziali, rendersi conto delle realtà del potere forte, opporsi alla Russia, aiutare finanziariamente l’Ucraina e sviluppare serie capacità militari. In Medio Oriente, ciò si traduce nella formazione di un’alleanza semi-ufficiale contro l’Iran guidata dall’Arabia Saudita e che include persino Israele. In Asia orientale, ciò sta portando un gran numero di Stati dalla Corea del Sud al Giappone, da Taiwan alle Filippine, da Singapore al Vietnam fino all’India a formare molteplici alleanze per difendersi dalla Cina.

Non fare più affidamento sullo Zio Sam permette di focalizzare la propria attenzione, rafforzare i muscoli atrofizzati da molto tempo e sviluppare una serietà di intenti. In tal modo, un’America puerile spinge i suoi alleati ad accrescere le proprie responsabilità, le proprie volontà e le proprie capacità. Forse, ma questa è soltanto un’ipotesi, una leadership condivisa tra Argentina, Israele, Italia, Taiwan e altri Paesi rafforzerà il mondo libero. Che il tutorial dello Studio Ovale abbia inizio.

(*) Tratto da The Editors

(**) Traduzioni di Angelita La Spada

Aggiornato il 22 novembre 2024 alle ore 09:50