Fermo restando che le parole del Papa Francesco su Gaza sono state a dir poco inopportune e con un bel po’ di ambiguità (tanto da meritarsi vignette come quella all’interno di questo articolo), va detto che esse sono state comunque sottoposte a una doppia e indebita strumentalizzazione.
Le affermazioni infatti non erano assertive come sono apparse nei titoli della maggior parte dei giornali. Il Papa non ha detto “a Gaza è un genocidio”, ma “bisognerà indagare se a Gaza c’è stato un genocidio”. Che fa una bella differenza anche se rimane il fatto che questa uscita, non ex cathedra, se la poteva risparmiare e ce la poteva risparmiare. C’è poi ormai la vexata quaestio di questi uffici stampa delle case editrici e spesso di quelle cinematografiche che puntano a creare il caso, quando non il casino, per vendere di più.
Ecco, se si coniuga la geometrica potenza di questi due elementi di pura strumentalizzazione è chiaro che il giorno dopo i titoli dei giornali assai interessati a mettere sempre e comunque Israele in cattiva luce ci vanno a nozze.
Anche però sulle reazioni diplomatiche un po’ troppo dure e affrettate dell’ambasciatore presso la Santa Sede dello Stato che ha per Capitale Gerusalemme qualcosa va detto: parlandosi di diplomatici, si poteva evitare l’attacco diretto alla persona del Pontefice (non perché non se lo meritasse) per ragioni di pura opportunità. Si poteva ad esempio puntare l’indice sulle strumentalizzazioni interessate dei media che promuovono, loro sì, l’antisemitismo e lo fanno senza scrupoli sparando sulla Croce rossa che è ormai diventata nell’immaginario della sinistra europea sia lo Stato di Israele e ancora più Benjamin Netanyahu.
Insomma, come al solito è tutto toppo facile e scontato in questo giornalismo e in questa comunicazione all’italiana. E purtroppo sempre di più “all’europea”. Per loro l’assassino deve sempre essere il maggiordomo sennò, dicono, “non si vende il prodotto”. E anche se vengono quotidianamente smentiti dal fatto evidente che “il prodotto” non si vende comunque, non desistono dal metodo scandalistico di dare, e ancora prima di presentare, le notizie in maniera urlata, scandalistica e, quel che è peggio, distorta. Fino alla falsificazione. Nei casi come quello delle parole del Papa su Gaza vale più il processo alle intenzioni che la realtà. Ma tentare di arruolare il Papa nell’Intifada globale è un po’ ridicolo, anche se – come suggerisce più di un valente teologo – la regola del pensarci bene prima di fare una dichiarazione che poi può essere interpretata “ a ca...” è sempre quella d’oro.
Aggiornato il 20 novembre 2024 alle ore 09:25