Sassolini di Lehner
Sono miscredente totale, tant’è che ho eliminato dal mio vocabolario il verbo “credere”. Tuttavia, nutro un profondo rispetto per coloro che si ispirano al Vecchio o al Nuovo Testamento, a Mosè o a Paolo, le radici giudaico-cristiane di tutti noi. Dopo l’11 settembre 2001 e il susseguirsi di stragi made in Corano sino al 7 ottobre 2023, mi rimane difficile rendere onore ai maomettani, come a dire che non riesco a stimare tutti i fedeli, a cominciare dai temibili antropofagi rituali. Il rispetto per i cattolici scaturisce anche dalla storia della Polonia, terra eternamente occupata, quindi spartita tra russi, austriaci, prussiani, sino a scomparire del tutto come nazione; rinata nel 1918 e, poi, di nuovo martirizzata, dopo il patto Molotov-Ribbentrop, da tedeschi e russi; infine, colonizzata, oppressa e derubata dal 1945 sino al 1989 dai sovietici; oggi, caduta nelle mani di Donald Tusk, emissario del IV Reich, pardon, dell’Unione europea, non si sente tanto bene.
Vale la pena ricordare che i polacchi furono costretti, in nome della “solidarietà internazionale”, a togliersi il pane di bocca, anche per contribuire per anni al finanziamento del grasso, spocchioso e avido Partito comunista italiano, dal carnefice Palmiro Togliatti sino all’esoso Enrico Berlinguer. Ebbene, cancellata per circa un secolo e mezzo la Polonia, il polacco rimase, resistendo, con la schiena diritta e la consapevolezza di sé, grazie al cattolicesimo divenuto fede identitaria, una sorta di maestra di dignità, di coraggio, di sopravvivenza. Anche parlare polacco in pubblico venne sanzionato dalla Russia zarista con la deportazione in Siberia, eppure lingua, cultura, usi, tradizioni patrie furono, comunque, coltivati e preservati dalla popolazione.
Lo stesso miracolo di Solidarność scaturì dalla coscienza dei lavoratori coniugata con la fede in Cristo. Il portento si perpetuò con Karol Józef Wojtyła, il pontefice autore della spinta propulsiva per scardinare il comunismo, che non cadde col muro di Berlino, ma che scricchiolò già nei cantieri di Danzica, dove gli operai svergognarono i truffatori che si spacciavano per loro rappresentanti. La fede sorresse i polacchi sottoposti alla legge marziale (13 dicembre 1981, 22 luglio 1983) del generale Wojciech Jaruzelski, autore di un auto-golpe, dopo aver chiesto invano l’intervento dei carri armati sovietici. Yuri Andropov, allora, capo del Kgb e ben più avveduto dei gerontocrati del Pcus, gli disse chiaro e tondo: l’Afghanistan ci ha stremato, tocca a te.
Solo l’idiozia occidentale, che ignora i documenti e preferisce i Cazzullo agli archivi, fece credere a molti che il generale avesse salvato la Polonia dall’invasione russa. Migliaia di operai furono incarcerati senza processo e rimasero dietro le sbarre per cinque anni; altri 100 lavoratori furono ammazzati su ordine del golpista Jaruzelski.
Eppure, il popolo non si piegò mai, neppure quando gli sgherri del regime ormai moribondo, il 19 ottobre 1984, assassinarono il sacerdote Jerzy Aleksander Popiełuszko. Il sangue di Jerzy – combatti odio con amore, fu la reiterata esortazione del parroco martire – segnò lo stato comatoso del disumano regime a falce e martello. Più di un milione di persone accorsero ai suoi funerali.
Inutile aggiungere il forte valore identitario della pratica e dell’osservanza dell’ebraismo, attraverso lo studio della Torah e il rispetto del Decalogo. La fede ha garantito al popolo di Mosè di resistere ad ingiustizie, discriminazioni, persecuzioni, ghettizzazioni, pogrom, financo alle leggi razziali ed alla “soluzione finale”. Ed ora guida la guerra di liberazione dai terroristi di Hamas e dal Jihādismo. Solidarietà e caloroso conforto, da parte mia, va anche ai cattolici italiani, devastati dal “tutto ed il suo contrario” di Papa Bergoglio, il diversamente pontefice passato dalla sacrosanta denuncia della “troppa frociaggine” all’incarico di predicatore di casa pontificia al frate cappuccino non Pier Paolo, bensì Roberto, Pasolini, come a dire dalla padella alla brace. Infatti, padre Roberto rilegge e corregge i testi sacri quasi sotto dettatura di Lgbtqia+, alludendo, con ricami erotici, a pratiche omosessuali diffuse nei protagonisti dei Vangeli.
Siamo, dunque, alla riscossa di Sodoma, non più abbruciacchiata, solforata e rasa al suolo, ma elevata ad alta scuola di formazione pederastica. Animo amici, forse, in futuro, sul soglio di Pietro ci sarà un credente, magari addirittura cattolico.
Aggiornato il 16 novembre 2024 alle ore 10:50