Sassolini di Lehner

Un gruppo di femministe statunitensi, in pieno raptus psicosaffico per la Harris dispersa, hanno lanciato il loro programma di lotta e di letto: non la daremo più ai maschi, perché in gran maggioranza hanno votato Donald Trump. Kamala è stata trombata? Allora, non si tromba più.

I nostri magistrati di lotta e di governo prendano nota: tutte le periferie dei Paesi del Vecchio Continente invasi e devastati dai proPal non sono da ritenersi sicuri.

Il pestaggio antisemita di Amsterdam a danno di tifosi israeliani insegna che in nome dell’incolumità degli extracomunitari, dei clandestini e degli irregolari è urgente che vengano reimbarcati ed immediatamente rimpatriati nelle più garantite Ztl ed ospitati nelle residenze degli europariolini, a cominciare dai commissari politici opevaisti di Rai 3 e dai togati con stipendio mensile dai 7mila euro in su.

Nonostante le premure di Andrea Mancia, Stefano Cece, Valentina e Claudia Diaconale, accorsi tempestivamente con tanto di autolettiga a prestare i primi conforti fisici e psicologici ai mezzi busti e alle mezze buste di La7, la tentazione dell’insano gesto serpeggia. Tiziana Panella, per il patema subito, denota ideologismo frenetico, irritabilità dialettica e labirintite semantica, avendo dolorosamente impressa nelle pupille la disastrosa collisione dei dem americani, forse euforici da neve di El Chapo affogata nel bourbon del Kentucky, andati a sbattere frontalmente contro il muraglione del buon senso. L’allucinazione già da Liguria tremens e Telese-ns induce a far credere all’arbitra-ria Tiziana che anche Trump sia l’ennesimo gollazzo in fuorigioco dei cattivissimi Meloni e Salvini.

I controllori che chiedono il biglietto ad un maomettano sono islamofobi? È perciò sacrosanto che vengano accoltellati, scalciati, sputacchiati e malmenati? Se si dovessero addirittura difendere, meriterebbero, rivelatisi bulli, qualche anno di galera? Siffatte domande sorgono spontanee, dopo l’ennesimo episodio di violenza ai danni di un capotreno. Il portoghese di turno è, come sempre, un islamico. Il ventunenne Fares Kamel Salem al Shahhat, il quale, insieme alla fidanzatina, ha picchiato, preso a calci e scatarrato l’incauto Rosario Ventura, che osò nientemeno pretendere l’esibizione del biglietto. Avendo il temerario Rosario insistito, è stato pure accoltellato. L’egiziano si è giustificato, sparando una tesi difensiva zoppa: “Sì, ho accoltellato il capotreno ma dopo che lui mi ha colpito con il manganello”. La verità è che il controllore non ebbe il tempo di tirar fuori lo sfollagente. Alla fine, Durak lex, sed lex – chi conosce il russo sa cosa significa Дурак – prevalendo i diritti degli aggressori su quelli degli aggrediti, potrebbe essere sanzionata penalmente non la manganellata che non ci fu, bensì l’intenzione di darla contro due ragazzi benedetti pure da Bergoglio, fanciullini quasi inermi, essendo armati solo di lama, peraltro meno lunga del nome di Fares.

Sono confuso. Sono giallorosso o giallorotto? Sono madre o sono padre? Genitore 1, genitore 2 o 5 con riporto di uno? Babbo o mammo? Nuoro o genera? Il problema è che alcuni Comuni, Chilluallah li perdoni, hanno legittimato l’invertimento dei significati, certificando ufficialmente come padri le femmine e come madri i maschi. Il papà di nome Giuseppina o la mamma battezzata Romoletto un giorno diverranno nonno e nonna, affettuosi badanti di nipoto Maria e nipota Demetrio. Alla fine, l’erba voglio di significati e significanti mi ha prodotto stress, caos neuronico, crisi d’identità. Insomma, non so più chi sono, come mi chiamo, se fluido, solido o liquido. Di sicuro, soffro di agorafobìa ed evito gli spiazzi cittadini sempre più invasi dai pazzi, vigendo tassativamente l’eurocomandamento dello psychotically correct.

La libertà di stampa è sacra, quand’anche reiteri il quindicinale di Telesio Interlandi? Finanziata dal canone coatto dei contribuenti, l’odierna “Difesa della razza” si schiera di nuovo con gli arabi contro i perfidi giudei. Da scimitarra e manganello di Benito siamo passati a falce dell’Islam e martello di Sigfrido. Da Report (Rai 3) del 9 novembre abbiamo dovuto patire da Sigfrido Ranucci un tipo di informazione talmente sguaiatamente antisionista da poter autorizzare altre cacce all’ebreo successive al tentato pogrom di Amsterdam. Dai “fratelli in camicia nera” – così Palmiro Togliatti, per giunta sostenitore entusiasta del patto Molotov-Ribbentrop – l’antisemitismo s’è ormai definitivamente trasferito negli orfanelli del Cc del Pcus.

Costoro, tuttora isterici pur a distanza di decenni dal botto con vergogna del comunismo, attraverso il servizio pubblico, oltre ad oltraggiare lo Stato di Israele dato per genocida e “nazista”, essendo spietato aguzzino dei pacifisti di Hamas, utilizzano lo stesso sanguinoso epiteto di neonazisti nei confronti dei polacchi nauseati da Donald Tusk, colpevoli in eterno, perché con Solidarność dimostrarono al mondo che la classe operaia, quella vera, non quella immaginata, riveduta e corretta, rifiuta i regimi antiproletari, illiberali, polizieschi e disumani come fu il realsocialismo.

Chi più imperdonabile per la sovietica Rai 3 dell’operaio polacco, che osò smascherare e ridicolizzare tutti gli opevaisti sparsi nel mondo? E chi più degno di gogna sulla Tv di Stato di Süss l’ebreo?

Aggiornato il 12 novembre 2024 alle ore 09:52