La figuraccia dei giornalisti democratici

Oggi, mentre Sky Tg24 trasmetteva in diretta il discorso di Donald Trump dopo la rielezione a presidente degli Stati Uniti, saltava agli occhi la figuraccia che alcuni giornalisti cosiddetti “democratici”, in giro per il mondo, avevano collezionato con i propri “wishful thinking” travestiti da analisi del caciocavallo.

Uno che li comprava a fare i giornali italiani – ma anche quelli europei e quelli americani “de sinistra” – per leggere idiozie tipo “sapremo i risultati veri solo fra settimane”, come di solito si constata avvenire per Paesi come il Venezuela o l’Iran – in cui il passaggio elettorale è una farsa – oppure “ci sarà un testa a testa, fino all’ultimo respiro”.

Titoli banali, mutuati dalle pagine sportive e riadattati alla buona per quelle della politica. Un conformismo politically correct che si autocompiace fino all’onanismo editoriale.

Radio e televisioni piene di dirette in cui si sentivano le lamentazioni dolorose delle corrispondenti Rai o Cnn che già si preparano al futuro regime “amerikano”. Mistificazioni che si sentono ogni volta che in America vince un candidato conservatore. O anche reazionario. Di certo non fascista, perché negli Usa il fascismo e il nazismo – e anche il comunismo – non sono mai esistiti. Perché l’America è la patria della libertà e le libertà non coincidono solo con i diritti civili che ne fanno parte, ma non costituiscono il tutto.

La libertà che comprende anche quella di usare le maniere forti con i terroristi interni e internazionali. O con la criminalità organizzata, con il traffico di migranti e anche con quei Paesi come la Cina che effettuano la concorrenza sleale sui prodotti in commercio approfittandosi di chi con poca prudenza a suo tempo l’ha fatta entrare nel Wto. Cioè i dem americani.

Chi scrive ha vissuto abbastanza primavere per rammentare che le “ca...” che si sentono oggi (e anche nel 2016 si potevano udire all’alba della prima elezione) su Trump si registravano anche alla fine degli anni Settanta quando Ronald Reagan diventò il candidato repubblicano per sfidare Jimmy Carter. Reagan l’attore, Reagan il fascista, Reagan che stravolgerà l’America facendola diventare reazionaria ecc.. Poi invece ha cambiato in meglio il mondo, ha contribuito con Margaret Thatcher e Papa Giovanni Paolo II al crollo del comunismo in Europa e ad altri piccoli dettagli della storia.

Viene da chiedersi, con simili mediatori giornalistici interni e internazionali, a che serva oggi comprare e leggere giornali pieni di opinioni distorte, di pregiudizi, di “wishful thinking” che ci propina una classe di “addetti ai lavori” di solito cooptata per conoscenze all’interno del rispettivo alveo editoriale.

Uno si iscrive ad alcuni seri e documentati canali Telegram, come quello di Lion Udler su Israele e Medio Oriente, si fa un giro su X e in genere su Internet e risolve il problema del conoscere per capire. E si fa anche da solo il proprio palinsesto informativo e culturale. Saltando questa intermediazione praticamente truffaldina e oltretutto a pagamento.

Chi scrive è un giornalista e riconosce quello che non va nel suo mondo. O, per citare Edgar Allan Poe: “Solo un fantasma riconosce gli altri fantasmi”.

Aggiornato il 06 novembre 2024 alle ore 15:10