Anm: come un partito

Non so se con il nuovo decreto appena varato cambierà qualcosa, nel senso che i tribunali non potranno disapplicare le norme sul respingimento dei migranti nei luoghi di provenienza: probabilmente non lo potranno fare, perché comunque si tratta di norme di legge a tutti gli effetti (ma le sorprese son dietro l’angolo). Tuttavia, questo è un aspetto secondario del problema che ormai da decenni affligge l’Italia e che concerne invece la terzietà dei giudici. Chiariamo subito un aspetto essenziale: non è il governo contro la magistratura che in questi giorni rimane all’attenzione della pubblica opinione né la magistratura contro il governo.

Entrambe le letture sono parziali e perciò non veritiere. Qui è in questione invece qualcosa di molto più significativo per la vita sociale di tutti noi. In proposito, rilevo due specifici problemi: il primo di carattere generale; il secondo particolare, ma di analoga importanza. Il primo problema si riferisce al ruolo di crescente pervasività politica, mediatica e sociale della Associazione nazionale magistrati. È sotto gli occhi di tutti come l’Associazione, sempre di più col passare degli anni, si muova e interpreti se stessa come un vero e proprio partito politico.

La prova di quanto asserisco viene fornita dalla medesima tramite il senso complessivo dei suoi comportamenti: essa interloquisce da pari a pari con il governo e con il parlamento; interviene, allo scopo di sindacare e stigmatizzare gli atti di entrambi, spesso ancor prima ch’essi siano confezionati in modo definitivo; si mobilita, anche sui mezzi di comunicazione, per proteggere i propri associati quando lo ritenga necessario o semplicemente opportuno; si divide in correnti di destra, di centro e di sinistra; elegge i propri dirigenti e il proprio governo attraverso elezioni svolte sula base di accordi o disaccordi fra tali correnti; partorisce il Csm, tramite ulteriori accordi correntizi che si proiettano perfino verso le elezioni successive; condiziona in tal modo la vita professionale dei magistrati italiani; critica pubblicamente progetti di riforma dell’amministrazione della giustizia non graditi; prende posizione su ogni questione appena pubblicamente rilevante. Basta e avanza per assegnare alla Associazione un’autentica soggettività politica pienamente operativa nella realtà sociale italiana.

Di più: l’Associazione è in realtà una sorta di super-partito, in quanto, a differenza di quelli tradizionali, non viene mai sottoposta alla prova elettorale, ma unicamente votata dai soci, nel segno di una assoluta autoreferenzialità. Insomma, votata da appena 9.000 associati, l’Anm condiziona la vita di 60 milioni di italiani: cosa che non sarebbe possibile fare per nessun partito e che, a pensarci bene, è del tutto abnorme e contraria a qualunque principio di democrazia e di diritto. Perciò essa è depositaria di un potere enorme e spesso nascosto, perché, non avendo bisogno del consenso popolare, si avvale sapientemente della vicinanza e della sponda offerta dai partiti e dalla stampa di sinistra, a condizione di reciprocità. La cosa, che è sotto gli occhi di tutti, all’incirca funziona come segue. Il governo, per esempio, intende mettere in opera una politica più severa di respingimento dei migranti irregolari. Il disegno di legge o il decreto viene subito osteggiato dalle opposizioni e questo è normale. Ma siccome le opposizioni di sinistra sono deboli e fra loro divise, interviene tempestivamente l’Associazione a dar loro supporto sia mediatico – attraverso stampa e televisioni – sia politico – attraverso imperiose interlocuzioni con gli organi esecutivi – sia giudiziario – auspicando interpretazioni del dato normativo orientate in quel verso.

A proposito: si ripete che la legge si applica e non si interpreta. Nulla di più falso. Applicare una norma è impossibile se prima essa non venga interpretata. Il problema piuttosto è come interpretarla. Al contrario. Il governo, per esempio, intende separare le carriere di pubblici ministeri e giudici. L’Associazione si oppone vigorosamente e in suo aiuto corrono subito i partiti alleati dell’opposizione che appunto giocano di sponda. Che speranze allora abbiamo in Italia visto che le opposizioni rimangono sempre troppo fragili per farcela da sole e visto che il più forte dei partiti – l’Associazione – non si sottopone mai per definizione al vaglio degli elettori? Forse, nessuna. E ancora, come potrebbero coloro che di una tale associazione politica fanno parte evitare di agire politicamente? Lo credo possibile solo con molta difficoltà e perfino con sofferenza.

Il secondo problema deriva invece da una locuzione usata dal dottor Marco Patarnello nella sua ormai celebre e-mail indirizzata a tutti i colleghi, laddove afferma che Giorgia Meloni sarebbe più forte di altri (Silvio Berlusconi) perché “non ha inchieste giudiziarie” a carico. Qui ambirei egli rispondesse a una sola domanda: cosa potrebbe accadere se invece la Meloni avesse inchieste giudiziarie a carico? Potrebbe, per favore, spiegarcelo? Rabbrividisco.

Aggiornato il 28 ottobre 2024 alle ore 10:25