Inutilità dell’Unifil e ipocrisia della sua difesa

Vi ricordate il fotogramma di Massimo D’Alema a braccetto con due ministri Hezbollah a passeggio per Beirut tra le rovine dei bombardamenti israeliani nel post Ferragosto del 2006? A Roma ne fecero un manifesto sarcastico che aveva sotto la scritta “Dalemmah”. Come a sottolineare la poca opportunità di quella “foto opportunity”. Ebbene, oggi questa stessa foto racconta l’inutilità della missione italiana in seno all’Unifil. Doveva essere una forza di interposizione targata Onu per evitare ulteriori conflitti e contemporaneamente avviare il progressivo disarmo di Hezbollah e delle altre milizie armate in seno al Libano. Che tutto è tranne che uno Stato sovrano visto che da quelle latitudini vige la legge della giungla. E del più forte. E del più armato. Magari dall’Iran. E invece negli anni la missione in Libano si è trasformata in un molto ben retribuito posto di lavoro all’estero per militari in carriera. Ma, purtroppo, anche in una sorta di scudo umano militarizzato per gli stessi Hezbollah ai danni di Israele. Che non potendo bombardare i siti dove i miliziani sciiti nascondevano armi e scavavano tunnel per paura dell’incidente in cui potessero scapparci un bel po’ di morti targati Nazioni Unite hanno dovuto tenere botta.

Di fatto, per venti anni Unifil ha aiutato gli Hezbollah ad armarsi ancora di più anziché il contrario. Ecco, allora, al netto del fatto che l’Idf aveva già avvertito Unifil di andarsene perché ormai a cosa più serviva – se mai era servita a qualcosa – e di non ostacolare le azioni mirate contro i terroristi sciiti, e al netto dell’errore di sparare colpi di avvertimento contro le postazioni Onu-Unifil, la polemica seguita a questo incidente va riportata nelle sue esatte dimensioni geo-politiche. E le affrettate dichiarazioni di almeno un paio di ministri di peso in Italia vanno ridimensionate dal fatto che se ci fosse scappato un morto della nostra nazionalità ci sarebbero state prevedibili reazioni inconsulte e strumentali da parte di tutte le opposizioni al Governo Meloni. E quindi un logico buttarsi in avanti per non cadere all’indietro. Fermo restando che ‘sta cosa va risolta in maniera razionale. Possibilmente senza correre il rischio di dichiarare guerra a Israele. Nel caso battiamoli a calcio nella Uefa Nations League. Che quello è l’unico campo di battaglia in cui possiamo dire la nostra.

Aggiornato il 15 ottobre 2024 alle ore 09:32