Informazione distorta e incompleta

Non vorrei passare per un persecutore de La vita in diretta, talk pomeridiano condotto su Rai 1 da Alberto Matano, ma ogniqualvolta mi sintonizzo su questo programma – in verità lo faccio piuttosto raramente – mi imbatto in alcune gravi inesattezze comunicative, cosa abbastanza grave per il canale più importante del servizio pubblico. In particolare, nella puntata di mercoledì scorso, a una grave inesattezza espressa da una inviata in collegamento diretto, si è aggiunta una strana omissione in merito a un fattaccio capitato in quel di Aprilia. Fattaccio che ha portato a una pesante condanna a dieci anni di carcere per la madre di due bambini di 6 e 4 anni. Nel primo caso, si stava affrontando il caso del molto sospetto incidente stradale avvenuto nel foggiano, in cui ha perso la vita una donna 47enne, dopo che l’auto guidata dal marito avrebbe preso fuoco a seguito dell’urto con un albero. Ebbene, la giornalista ha esordito dicendo che Ciro Caliendo, il consorte della povera Lucia Salcone, sarebbe accusato di omicidio volontario, anziché di omicidio stradale. Tuttavia si tratta di una grave imprecisione, tipica purtroppo nei programmi televisivi di cronaca nera, dal momento che l’uomo è attualmente solo indagato, sebbene occorra sottolineare che gli indizi a suo carico sembrerebbero abbastanza rilevanti.

Ma un’informazione corretta ed equilibrata non dovrebbe mai, soprattutto in questi casi precorrere i tempi, alimentando tutta una serie di pregiudizi presso l’opinione pubblica. Per quanto riguarda invece il caso dei due bambini, salvati per la cronaca dall’intervento di una volante della polizia mentre vagavano per le strade della Capitale, ridotti in condizioni spaventose, nel servizio de La vita in diretta non è stato fornito un dettaglio a mio avviso importante, soprattutto per avere un quadro più completo del contesto sociale a cui appartiene la loro irresponsabile madre. Essa, per farla breve, è una donna di etnia rom. E così, dal momento in molti altri casi di cronaca nera si specifica anche la provenienza regionale o etnica dei vari protagonisti, proprio non si comprende tale assurda forma di riservatezza nei confronti di questa signora. Ammesso e non concesso che tale riservatezza sia propedeutica per non alimentare forme striscianti di razzismo, mi limito a osservare che il compito principale dei giornalisti non è quello di educare, bensì di informare nel modo più completo possibile.

Aggiornato il 11 ottobre 2024 alle ore 09:42