Basta con i processi in tivù

Sul tema imbarazzante dei processi penali celebrati nelle varie emittenti televisive, Rai, servizio pubblico in testa, si spera che il nuovo Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini prenda i dovuti provvedimenti. Quanto meno per contenere questo vero e proprio scempio mediatico dello Stato di diritto. Mi riferisco in particolare al programma La vita in diretta, condotto su Rai 1 da Alberto Matano, laddove si indulge eccessivamente nella ricerca di un colpevole sulla base di illazioni, deduzioni e intuizioni totalmente soggettive riguardo i malcapitati finiti sotto i riflettori, con la “dotta” compiacenza dei soliti professionisti del colpevolismo sempre pronti a instillare sospetti sulla base di chiacchiere di sentito dire. È questo il caso della povera Pierina Paganelli, del cui omicidio è accusato il solo Louis Dassilva, ma che ha convito gli autori del programma a focalizzare quotidianamente l’attenzione sulla nuora della vittima, Manuela Bianchi, allo stato solo “rea” di aver avuto una relazione con il cittadino senegalese.

In breve, realizzando una sorta di tritacarne ai danni di quest’ultima e della sua famiglia, vengono costantemente fatte rivedere alcune riprese registrate dalla Questura di Rimini in cui i due citati personaggi, a poche ore dal delitto, si scambiano tutta una serie di impressioni che, in un mondo normale, potrebbero dare adito a molte interpretazioni. Ma non certamente nel mondo surreale del colpevolismo televisivo in cui, come da prassi, esiste sempre e solo una verità: quella che fa più audience. In questo caso l’idea, attualmente priva di alcun riscontro, secondo la quale ci troviamo di fronte a una sorta di complotto ben organizzato per eliminare la signora Pierina, sebbene non si sia ancora capito il movente di tanta crudeltà.

Tuttavia, come purtroppo è più volte accaduto in passato, non solo la pressione mediatica è riuscita nel suo intento di orientare i processi reali, facendo incriminare, a furor di popolo, persone ritenute estranee ai fatti anche per lungo tempo, ma ha anche suggerito, con fantasia molto televisiva, tutta una serie di moventi alternativi.  Sempre in questi ultimi giorni, La vita in diretta non si è fatta mancare nulla, indagando in lungo e in largo un altro fatto di cronaca sugli scudi, per così dire: il caso Chiara Petrolini, 22enne accusata di aver ucciso e occultato il cadavere del bimbo che portava in grembo. Ebbene, anche in questo caso l’interesse del popolo giustizialista, che secondo alcune interviste riterrebbe che la ragazza fosse stata aiutata da qualcuno – sebbene non ci sono evidenze, ennesima illazione – sembra aver fortemente ispirato il programma. Tant’è che un relativo servizio andato in onda mercoledì 25 settembre così veniva presentato: “Caccia ai complici”. Quindi, possiamo dire che se una volta esistevano due verità, quella dei fatti e quella processuale, oggi, ahinoi, vi è anche l’indigeribile verità televisiva che tanti danni provoca al nostro già claudicante sistema giudiziario.

Aggiornato il 27 settembre 2024 alle ore 10:38