Se un cercapersone ti accorcia la vita

Bentornato Mossad! Con l’ingegnosissimo attacco di ieri l’altro, che ha messo fuori combattimento centinaia di terroristi della milizia libanese sciita filo-iraniana Hezbollah, l’intelligence israeliana si è riscattata dallo smacco patito per non aver previsto – e impedito – l’attacco su suolo israeliano del 7 ottobre 2023, messo a segno dai terroristi di Hamas. Come nel più fantascientifico dei film di spionaggio, gli 007 con la stella di David hanno fatto esplodere contemporaneamente migliaia di cercapersone in dotazione ad Hezbollah. Senza sparare un colpo, senza alcuna incursione aerea o terrestre che avrebbe comunque avuto un costo in vite umane per le forze di difesa dello Stato ebraico, sono stati resi inoffensivi migliaia di terroristi.

Unico neo dell’operazione è che sia fortunosamente rimasto illeso il sanguinario capo degli Hezbollah, Hasan Nasrallah. Il Governo di Tel Aviv, come è uso in circostanze analoghe, non ha rivendicato ufficialmente l’impresa. D’altro canto, non ve ne sarebbe stato bisogno perché è noto che già in passato il Mossad si sia servito della tecnologia per colpire il nemico. Una mirabile operachirurgica” di cui gli israeliani possono andare fieri. Come hanno fatto? Probabilmente hanno intercettato la catena di produzione-distribuzione dei cercapersone di cui i miliziani di Hezbollah si erano dotati per sostituire i telefoni cellulari, ritenuti pericolosi perché geo-localizzabili dagli apparati di puntamento delle armi israeliane. Evidentemente la precauzione non è servita.

Il Mossad ha modificato gli apparecchi inserendovi microcariche esplosive, fatte brillare tramite l’invio di un messaggio predefinito. Ma non solo i cercapersone sono stati sabotati. Anche i walkie-talkie in uso presso i miliziani sono stati trasformati in veicoli di morte. Adesso, l’attenzione si sposta sui pannelli solari che potrebbero subire lo stesso destino: divenire micidiali mezzi d’offesa in danno dei terroristi. Il colpo inferto dal Mossad – che è stato un attacco militare a tutti gli effetti – ha due immediate conseguenze. La prima, operativa. Con la mutilazione fisica di migliaia di combattenti, Hezbollah vede drasticamente ridotta la sua capacità offensiva proprio nel momento in cui si preparava a un attacco in grande stile a Israele dal confine settentrionale. La seconda, psicologica. I terroristi tra i più armati al mondo hanno scoperto all’improvviso di essere drammaticamente vulnerabili, al punto che la loro potenza di fuoco, assicurata dal possesso di migliaia di missili e droni prevalentemente forniti loro dal regime degli Ayatollah dell’Iran – storico dominus e sponsor di Hezbollah in Libano – privata della risorsa umana può essere neutralizzata.

D’ora in avanti, qualunque miliziano, indipendentemente dal ruolo che ricopre nella gerarchia dell’organizzazione terrorista, dovrà temere di utilizzare la tecnologia raggiungibile attraverso le onde elettromagnetiche a differente frequenza di oscillazione. Per i terroristi sarà un incubo. Possedere un televisore, un personal computer, un tablet, un cellulare, il wi-fi, una semplice radiolina e temere che in qualsiasi momento quell’oggetto neutro possa diventare un’arma micidiale al servizio degli israeliani. Non sarà un bel vivere per coloro che finora sono stati abituati a colpire alle spalle il nemico in totale impunità, potendo contare, non di rado, sull’accondiscendenza di Stati democratici e organizzazioni internazionali. L’Onu, in tutte le sue diramazioni – pagate anche con i nostri soldi – avrebbe dovuto essere ostile al terrorismo filo-iraniano e invece lo coccola e lo giustifica. L’Italia non fa eccezione.

Come dimenticare la passeggiata, nel 2006, per le strade di Beirut dell’allora ministro degli Esteri italiano nonché vicepremier del Governo Prodi 2, Massimo D’Alema, fotografato sottobraccio al deputato libanese Hussein Haji Hassan, rappresentante di Hezbollah? Il mondo progressista ha avuto sempre un debole per gli aguzzini islamisti che se la prendevano con Israele. Un amore che non è mai tramontato. Ed è questo il lato vomitevole della notizia odierna: in risposta al colpo messo a segno dal Mossad l’atteggiamento compassionevole verso i miliziani di Hezbollah di una parte dell’Occidente umanitario”. Il fastidio provato in ambienti progressisti filo-palestinesi e anti-israeliani lo si taglia col coltello. A sinistra, invece di gioire perché è stata prevenuta un’aggressione certa se la prendono con Tel Aviv che ha giocato d’anticipo allo scopo di difendersi. Eppure, in questi anni gli amici occidentali del “giaguaro” terrorista non hanno proferito una chiara parola di condanna per le migliaia di volte in cui i terroristi filo-iraniani hanno lanciato missili e razzi sulle città e sui piccoli centri israeliani provocando morti e feriti tra i civili.

Oggi, con assoluto sprezzo del ridicolo, si stracciano le vesti perché nel corso dell’operazione è stato colpito anche un bambino. E con questo? I danni collaterali ci sono sempre stati da quando gli uomini si combattono, non li hanno inventati gli israeliani. Il solito disgustoso doppiopesismo per il quale l’unica Israele buona è quella che si arrenda ai terroristi islamici e si dichiari pronta ad auto-eliminarsi come identità di popolo. Il solito becero antisemitismo, sconfitto militarmente e politicamente con il crollo del nazismo nel 1945, ma mai effettivamente estirpato dalla coscienza profonda di una significativa parte dell’Occidente. La medesima parte che fa la democratica e la tollerante a fasi alterne e che, quando si parla del diritto del popolo d’Israele a difendere la propria terra, per un bizzarro effetto pavloviano risponde d’istinto che le vittime sono i “bravi” palestinesi. L’accusa ricorrente al Governo di Tel Aviv di essere guerrafondaio ricade sul premier Benjamin Netanyahu. Per le anime belle del progressismo sarebbe lui il criminale che vuole prolungare la guerra con Hamas e, oggi, con Hezbollah nella speranza di vedere tra qualche mese alla Casa Bianca un presidente statunitense più favorevole alle ragioni di Israele.

E se anche fosse vera una così odiosa insinuazione, come dargli torto? Con un Joe Biden che minaccia quotidianamente il Governo d’Israele di tagliare i rifornimenti di armi in assenza di un accordo con Hamas e una candidata presidenziale democratica – Kamala Harris – che non fa mistero di simpatie per i palestinesi, Bibi Netanyahu fa benissimo a non fidarsi e a tirare dritto con la campagna militare contro i terroristi che affollano l’area intorno a Israele. In un mondo normale sarebbe una sconcezza etica il solo prospettare un compromesso tra uno Stato democratico che rispetta le libertà politiche e civili e la parità di genere dei suoi cittadini e una fazione di spietati assassini che concepisce la guerra come la strada maestra per imporre al mondo l’oppressione di una tirannide politico-religiosa.

Ma a voi sembra normale tutto ciò? La fotografia della realtà ci restituisce una Gran Bretagna, patria delle libertà e dei diritti, che blocca l’invio di forniture militari a Israele come forma punitiva per non aver ceduto all’accordo con gli assassini di Hamas e, in controluce, traspare sfocata l’immagine di un’Ungheria, dipinta patria di autocrati e di profanatori del credo progressista, che avrebbe consentito al Mossad di modificare in casa propria le apparecchiature destinate a Hezbollah. Sì, perché i sospetti sui tempi e sui modi della manomissione dei cercapersone puntano su Budapest. Le ricostruzioni giornalistiche riferiscono di prodotti originariamente confezionati a Taiwan; in seguito transitati per società con sedi in Ungheria (lì il Mossad avrebbe effettuato la manomissione inserendo le cariche esplosive) e trasferite successivamente a imprese egiziane per la consegna ai destinatari. Che quadro desolante! La vituperata Ungheria che aiuta Israele mentre la progressista Europa dei governi liberal che briga con la peggiore feccia assassina contro Israele. A questo siamo ridotti in Occidente?

Come antidoto allo sventolio dei vessilli roteati dalle viscide mani degli sbandieratori progressisti inneggianti a “free Palestine”, non resta che sperare nella generosità di quelli del Mossad i quali, sia pure concedendosi a una misericordiosa bugia, ci illudano di aver premuto il pulsante anche per il nostro bene e per la sicurezza della civiltà occidentale. Non che lo meritassimo e né che serva a qualcosa. É, purtroppo, evidente che questo stanco e disilluso Occidente faccia schifo ai suoi ingrati figli, visto che non desiderano altro se non di vederlo raso al suolo in un cupio dissolvi da ground zero. Per la compiaciuta soddisfazione di tutti i suoi numerosi nemici. Vicini e lontani.

Aggiornato il 23 settembre 2024 alle ore 09:58