Sinistri, seminatori di odio e menzogne

Sassolini di Lehner

A proposito di smercio di puro odio non di oliva, bensì di fiele, mi viene da gridare. A sinistra si accusa di spargimento d’odio chiunque esprima perplessità per le olimpiadi macroniane, tra show di cattivo gusto ed escherichia coli, con tanto di finali di pugilato femminile con i guantoni spruzzanti testosterone. Ebbene, i sinistri – essendo untori professionali – in quanto a spargimento di veleno, meritano la medaglia d’oro. Facciamo un po’ di storia su di loro: Sabato 9 aprile 2005, LUnità rimarca la sconfitta elettorale di Silvio Berlusconi, apostrofandolo “caro estinto”. Ebbene, non è una mera caduta di stile, ma una sorta di annuncio di un funerale atteso ed auspicato. Da tempo tra gli orfani di Josep Stalin, Lavrenty Beria, Palmiro Togliatti ed Enrico Berlinguer monta un’atmosfera intossicata, con picchi di efferata ferocia, evocanti il bestiale vilipendio di cadavere a piazzale Loreto.

Un tale Giuseppe Caruso pubblica un libro, Chi ha ucciso Berlusconi, che racconta per filo e per segno la deriva omicida, tesa a togliere il diritto alla vita all’icona nemica. Non è uno scherzo: codesta prosa raccoglie l’odio seminato dal 1994 e lievitato negli anni, con sanguigna farcia di virulenza concentrata e ossessiva. Un tale Berardo Carboni, intanto, raccoglie fondi per produrre il film Shooting Silvio - sparando a Silvio Berlusconi. Sì, proprio sparando e non altri possibili significati del verbo, visto che Berlusconi viene anche qui, a mo’ di lieto fine cinematografico, fucilato. La Ue, ma in realtà si tratta di E-urss, finanzia con i denari degli eurocontribuenti il musical Everybody for Berlusconi, dove il Cavaliere viene ammazzato sul palcoscenico. Lo spettacolo prevede che gli attori-carnefici chiedano prima al pubblico in sala se lo si vuole davvero morto stecchito. Quando la risposta è negativa, gli attori reagiscono furibondi: “Lo uccidiamo lo stesso”, e così fanno.

Altri libri e spettacoli unti di odio assassino seguono e seguiranno. Magari diranno che è arte. Di sicuro, c’è la coltivazione intensiva di un livore che si taglia con il coltello, anzi con la mannaia. Giuseppe Caruso, il romanziere, era collaboratore de L’Unità. Nell’operazione-film Shooting Silvio, appaiono i nomi di programmisti registi di Rai Educational, di operatori Rai e di Canale 5, nonché di redattori di Blob, Rai 3. Silvio lo volevano in galera ma, in realtà, pensavano alla pena capitale da reintrodurre ad personam. Dall’altra parte, per fortuna, nessuno del centro-destra ha mai neppure immaginato di scrivere thriller, musical o sceneggiature intitolate: ammazza Romano Prodiimpicca Rosy Bindi, fucila Laura Boldrini. Gli aspiranti killer, oniricamente parlando, sono tutti ficcati – e non poteva essere altrimenti – nell’area dei nipotini di Lenin e dintorni.

In un Paese civile e in una democrazia dell’alternanza gli avversari non si rimirano col sangue agli occhi e non si odiano fino alla onirica pugnalata. Si combattono e duramente, ma non si augurano loro rischi più gravi di quelli delle normali sconfitte elettorali. Tuttavia, noi non siamo un Paese normale. I tanti miliardi piovuti in Italia dall’Unione sovietica hanno avvelenato ed imbarbarito tutto, anche l’informazione. Come dimenticare Piero Ottone, che, in qualità di direttore del Corsera, irretito dai comunisti, lasciava campo libero al Soviet interno, autorizzato addirittura a censurare e a cambiare i titoli del quotidiano di via Solferino, sino a falsificare del tutto le notizie. Il redattore ideava il titolo, poi, i commissari del popolo lo valutavano e, alla bisogna, lo distorcevano. Il 19 maggio 1975, un titolo sul Portogallo (I comunisti occupano il giornale socialista), spiacendo la verità – come sempre – al Pci, viene corretto notte tempo dai compagni in Tensione a Lisbona fra Pc e socialisti. Seminatori di odio e di menzogne, va detto e ribadito, risiedono all’interno delle Ztl rosse.

Aggiornato il 27 agosto 2024 alle ore 10:14