Non la buttiamo in politica, please

Sul caso delle due pugili che stanno per disputare, in due diverse categorie, il match per la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi, sarebbe auspicabile smetterla di buttarla in politica, ossia in caciara. Il fatto che il presidente dell’Iba – l’Associazione internazionale che organizza i principali tornei della boxe dilettantistica, compresi i campionati mondiali – sia un russo non ha nulla a che vedere con il fatto che la medesima associazione sia stata estromessa dal Comitato olimpico internazionale, dal momento che questa decisione fu presa nel 2019; quindi assai prima che la Russia di Vladimir Putin invadesse proditoriamente l’Ucrania.

Il sospetto è che dietro questo divorzio ci sia una profonda divergenza sul piano dei criteri da adottare nelle controverse situazioni che si sono manifestate all’interno del torneo femminile di pugilato che si sta svolgendo a Parigi. Sta di fatto, come ampiamente riportato dai quotidiani, che in una recente conferenza stampa tenuta nella stessa Capitale francese i massimi dirigenti dell’Iba hanno spiegato con una certa chiarezza il percorso che, tra il 2022 e 2023, ha portato alla squalifica dell’algerina Imane Khelif e della taiwanese Lin Yu-ting, quest’ultima con un palmarès ben più ricco rispetto a quello di Khelif, agli ultimi Mondiali svoltisi a Nuova Delhi.

In estrema sintesi, i massimi responsabili dell’Iba, di cui fa parte anche un medico, il ginecologo greco Ioannis Filippatos, hanno ribadito la loro posizione, criticando pesantemente la linea del Cio. Questo, in particolare, un passaggio piuttosto eloquente di Filippatos in merito ad Imane Khelif: “Non posso dirvi se l’algerina è nata donna, ma il risultato medico e i laboratori dicono che questo pugile è maschio. Ho visto questo risultato. Non siamo contro Khelif, è una bravissima pugile. Non ero in ospedale quando è nata, mi piace l’Algeria! In questo caso, abbiamo bisogno del pugile per collaborare con i laboratori. È una bravissima pugile, ma come medico devo tutelare la categoria femminile”.

Ebbene, io credo che sia profondamente sbagliato prendersela con la pugile algerina che, nel caso venissero acclarate le conclusioni dell’Iba, sarebbe anch’essa una vittima di questa strana modernità, che tenderebbe a modificare i criteri invalicabili delle diversità biologiche tra maschi e femmine. D’altro canto se, come si dice nel mondo delle investigazioni criminali, tanti indizi alla fine fanno una prova, concludo con la domanda delle cento pistole: una persona che sembra in apparenza un uomo, che si presume abbia i cromosomi maschili XY, un livello di testosterone al livello degli uomini e picchia forte come un uomo, possiamo ancora considerarla una donna a tutti gli effetti? Ai posteri l’ardua sentenza.

Aggiornato il 26 agosto 2024 alle ore 10:10