Riparte la grancassa antifascista

Debbo confessare che nel seguire le Olimpiadi di Parigi avevo perso di vista il nostro già abbastanza evanescente dibattito politico. Tuttavia, quasi come un fulmine a ciel sereno, sono stato colpito dall’ennesimo rigurgito antifascista in occasione del 44° anniversario della orrenda strage di Bologna. Profittando di una dura presa di posizione di Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, il quale ha sostenuto che nella destra di Governo ci sarebbero le radici di quell’attentato, l’opposizione compatta ha per l’ennesima volta strumentalizzato una questione che, pur nella sua estrema gravità, non ha molto a che vedere con l’Italia di oggi e con i suoi gravi problemi del momento. D’altro canto, il dottor Bolognesi, che la stampa orientata si dimentica di spiegare che è in forza al Partito democratico ed eletto alla Camera dei deputati nel 2013, sta semplicemente sostenendo la “nuova” linea della sua leader, Elly Schlein che, oltre al fumo della chimerica giustizia sociale e del giustizialismo manettaro, parla di antifascismo militante a giorni alterni, rappresentando questo tema consunto come se fosse una questione di emergenza nazionale.

In pratica, mentre la destra di Governo, unitamente alle non marginali componenti centriste, si barcamena in mezzo a tutta una serie di questioni dirimenti, su tutte la necessità di tenere in ordine il bilancio pubblico, evitando gravi ricadute sulla sostenibilità del nostro colossale debito sovrano, la sinistra opposizione continua a raccontarci una storiella, se così la vogliamo definire, che non ha alcuna attinenza con l’attualità. Eppure, ancora oggi, ad oltre 80 anni dalla caduta ufficiale del fascismo, avvenuta il 25 luglio del 1943, il Pd e i suoi alleati pretendono, per così dire, di fare l’esame del sangue alla destra per stabilire il tasso di democraticità dei suoi dirigenti e militanti. Ovviamente, si tratta di una ridicola strumentalità dal momento che, a prescindere da qualsiasi cosa possano dire o fare gli esponenti della destra, Giorgia Meloni in testa, ci sarà sempre qualche dettaglio che non andrà bene rilevatore di democraticità utilizzato da questa impresentabile sinistra.

Seguo la politica italiana da oltre 40 anni, ma un livello di confronto così infimo tra maggioranza e opposizione non credo di averlo mai visto prima. Per questo motivo sarebbe ragionevole ritenere quasi impossibile un ribaltamento degli attuali equilibri politici nella prossima legislatura. Ma dopo che noi liberali abbiamo subìto lo choc delle politiche del 2018, in cui gli scappati di casa del Movimento 5 stelle raggiunsero la stanza dei bottoni con percentuali bulgare, ci si deve aspettare di tutto. Anche la possibilità che qualcuno a caso riesca a conquistare Palazzo Chigi semplicemente cantando Bella ciao.

Aggiornato il 05 agosto 2024 alle ore 18:15