Toti e il baratto alla ligure

“Non esistono pasti gratis”, diceva Milton Friedman. La massima mi è venuta in mente leggendo l’ordinanza del gip di Genova che ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari all’ex presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.

Che c’azzecca il premio Nobel per l’economia con il fu governatore ligure si chiederebbe uno che di queste cose se ne intendeva e, probabilmente, voi con lui? Ebbene, l’ordinanza in discorso dice: “Nonostante l’estrema gravità delle condotte criminose... tenuto conto del comportamento serbato dall’indagato che ha rassegnato le proprie dimissioni da presidente della giunta della Regione Liguria”, lo liberiamo.

Occorre, quantomeno, apprezzare la chiarezza; il baratto è esplicito: tu togli il disturbo e io ti tolgo le manette. Ci sarebbe molto da dire circa la deriva incostituzionale dell’uso – anzi, diciamocelo senza giri di parole, dell’abuso – della custodia cautelare nel nostro Paese, ma la questione ci condurrebbe lontani dalla premessa. Concentriamoci, quindi, sul futuro prossimo e teniamoci distanti da questioni strettamente giuridiche.

Se, come appare tutt’altro che improbabile, alle prossime elezioni liguri, le quali saranno ça va sans dire tutte incentrate sul “fattaccio brutto” del porto di Genova, si affermasse la sinistra e tra qualche anno (con tutta calma) Toti venisse assolto, chi potrebbe negare che in questi giorni di mezza estate sia accaduto qualcosa di molto grave in quel di Genova? I ribaltoni per via giudiziaria, come i pasti di Friedman, non sono mai gratuiti compañeros: prima o poi la realtà presenta il conto (e la responsabilità politica).

Aggiornato il 03 agosto 2024 alle ore 13:05