Quindi, come ampiamente riportato dalla stampa nazionale, il Tribunale di Brescia ha respinto la richiesta per un secondo processo in merito alla strage di Erba, per la quale sono stati condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi. A caldo, mi sento di condividere il duro commento del celebre criminologo Carmelo Lavorino il quale, in un video postato su YouTube, ha sostanzialmente messo sotto accusa il nostro sistema giudiziario, “ancora incapace – a suo dire – di andare a sbucciare le bucce non sbucciate. C’è un evidente sistema errorifico – ha continuato – all’interno del processo italiano: se un cittadino incappa in indagini malfatte, basate sulla prepotenza investigativa, poi non riesce a difendersi bene”. Ed è esattamente ciò che è purtroppo accaduto ai danni dei due sventurati e ingenui coniugi lombardi che, ha concluso Lavorino, oltre alle evidenti storture investigative, sono stati entrambi vittime inconsapevoli “di un cosiddetto do ut des mass-mediatico e giudiziario”.
D’altro canto, come ben sanno gli studiosi dei fenomeni di massa, tendenzialmente, per tutta una serie di ragioni, tra cui quella legata all’ancestrale ricerca di un rassicurante capro espiatorio da sbattere alla gogna, le persone comuni inclinano in maggioranza verso un colpevolismo a prescindere, soprattutto quando esse sono completamente disinformate. In questo caso, per ragioni legate esclusivamente al business, gran parte dei mezzi di informazione si allineano, creando una preoccupante interazione che annichilisce anche i fatti e i rilievi più eclatanti, come lo sono ancora oggi – nonostante il parere dei giudici di Brescia – quelli mossi dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, e che lo hanno convinto a presentare l’istanza di revisione.
Ora, anche se la difesa di Olindo e Rosa ha già dichiarato di voler ricorrere in Cassazione, personalmente debbo ammettere che mi aspettavo questo finale, sebbene un esito diverso avrebbe certamente rappresentato un enorme passo in avanti verso l’instaurazione di quel “giusto processo” che in molti, troppi casi, soprattutto quelli che finiscono sotto i riflettori dei media, rappresenta ancora una tragica chimera. Infine, se neppure in un caso così evidente di un “Grande abbaglio” giudiziario, prendendo a prestito il titolo dell’argomentato libro innocentista scritto a suo tempo da Felice Manti ed Edoardo Montolli, il sistema non riesce a emendarsi, beh, come semplice cittadino non mi sento molto rassicurato.
Aggiornato il 12 luglio 2024 alle ore 09:42