Uscire dalla logica del voto contro

A tutta prima il risultato delle elezioni francesi non sembra molto distante da ciò che sarebbe stato ragionevole attendersi, considerando il patto di desistenza, alias patto del diavolo con l’acqua santa, tra una accozzaglia di forze politiche assai distanti tra loro ma tenute insieme dal principale obiettivo di sbarrare la strada del Governo alla destra lepenista. E, come spesso accade quando si crea una sorta di ircocervo politico, il risultato finale non può che essere di una assurda mostruosità. Tant’è che Jean-Luc Mélenchon, il capo del partito più grande del raggruppamento di sinistra, da tempo sostiene una linea a dir poco discutibile, tanto sul piano economico che su quello internazionale. In estrema sintesi, egli è un feroce anti-atlantista e, di conseguenza, favorevole all’uscita della Francia dalla Nato; mantiene un atteggiamento piuttosto ambiguo nei riguardi del regime russo; si è più volte dichiarato a favore dei palestinesi e ostile allo Stato ebraico – mettendo ai primi posti di un eventuale programma di Governo l’immediato riconoscimento dello Stato palestinese – e, dulcis in fundo, nel suo programma aleggia l’ombra inquietante di un dirigismo ispirato a forme di pianificazione economica che fanno venire i brividi.

Pertanto, sarà interessante osservare come i vincitori del secondo turno riusciranno a trovare una quadra nell’ambito di un fronte tanto composito, dove convivono i centristi di Emmanuel Macron e gli esponenti di Nuovo fronte popolare nel quale, oltre al partito di Mélenchon, si trovano riunite tutte le sfumature possibili della sinistra francese, dai moderati agli oltranzisti che ancora sognano di dare tutto il potere ai soviet. Il risultato finale di questo inverosimile patchwork politico non potrà che essere, nel migliore dei casi, un Esecutivo in stile Arlecchino, caratterizzato sin dall’inizio da una grande difficoltà nel prendere qualunque decisione a causa dei prevedibile veti incrociati posti dai vari protagonisti. D’altro canto, quando ci si presenta uniti solo per votare contro qualcuno, mettendo quindi da parte qualsiasi differenza politico-programmatica, questo è l’inevitabile effetto. Un effetto molto simile a quello sperimentato, ai suoi tempi, dall’Ulivo di Romano Prodi, in cui partiti profondamente lontani si unirono solo per battere il bau bau del centrodestra a trazione berlusconiana. Io credo che, per uscire da questa logica, la destra francese, che ha comunque raggiunto un risultato storico, debba seguire l’esempio della destra di Governo italiana la quale, già prima di raggiungere la stanza dei bottoni, decise di abbandonare alcune posizioni incompatibili con gli interessi generali di un Paese inserito a pieno titolo nel novero dei sistemi più avanzati dell’Occidente. Staremo a vedere.

Aggiornato il 08 luglio 2024 alle ore 11:29