Sassolini di Lehner
Da quando il serpente plagiò Eva, il destino degli umani comporta cadute, sofferenze, angosce. Da allora ci tocca partorire con dolore, quand’anche si ricorra all’utero in affitto. A intristirci non sono soltanto le bagattelle tipo due guerre, i problemucci economici, il disordine pubblico, l’antisemitismo aizzato dagli imam e dagli epigoni di Iosif Stalin, i cardinali che sanno tutto sull’autonomia regionale e nulla sulla spiritualità. E nemmeno le bistecche al silicone sponsorizzate dagli euro-idioti. Il nostro animuccio si cruccia per le sconvolgenti notiziole scaturite dall’informazione bio-demente, sostenibile, inclusiva e resiliente.
Ci gonfia d’ansia il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, il quale – sballando il lessico o, forse, per il complesso dei destri eternamente sotto l’egemonia culturale comunista – ha privilegiato la felice “connessione” di sinistra sulla brutta “nozione” di destra, benché sia difficile connettere alcunché, senza partire dalla conoscenza dei fatti, delle date e dei dati. Connettere un testicolo di sinistra con l’altro di destra è impresa spericolata, se si ignorano le nozioni elementari dell’anatomia. Per omaggiare quanti hanno trasformato la scuola in un parcheggio incustodito, il pur valente Valditara per un attimo si è improvvisato ministro della d-Istruzione e del de-Merito.
Del resto, alla destra tremolante al lontano risuonar del nome di Giorgio Almirante, la stessa destra che, però, anni fa esaltò il carnefice Che Guevara, e oggi rende onore al leninista mai pentito Enrico Berlinguer, ovvero al moralizzatore gonfio di dollari del Pcus, non resta che il pronto soccorso psichiatrico. Sigmund Freud e Carl Gustav Jung sarebbero insufficienti, anche perché il Pci in doppiopetto lo fecero Baffone e Palmiro Togliatti, non Enrico Berlinguer, Roberto Benigni, Corrado Augias, alias Donat. Profondo struggimento ci assale, dovendo scegliere il ristorante dove condurre l’eterno femminino regale, sperando di non trovarci, tra l’antipasto di crudità e gli spaghetti alle vongole, nel bel mezzo di una rissa da pesciaroli tra Micaela Ramazzotti e Paolo Virzì. Cotale citazione farà imbestialire Stefano Cappellini di Repubblica, che ha emesso un tremendo ukase: si può scrivere di tutti e di tutto, ma non dei due sinistroidi cinematografari. L’iracondia dei compagni della Ztl non è argomento di giornale. Se Giorgia e Andrea si fossero presi a sediate in un locale pubblico, Repubblica, Rai 3, La7, Sky e la stessa Mediaset, ormai bolscevizzata, avrebbero dato in diretta, minuto per minuto, la destrorsa legnosa zuffa post-matrimoniale. L
a destra che fa a botte è una signora notizia. E che dire dell’interna ambascia che non ci dà tregua, giorno e notte? Non Chiara Ferragni e Fedez, ormai obsoleti. Ci afflisse di brutto la notizia di un possibile divorzio tra il vecchio Alessandro Cecchi Paone e il fanciullino Simone Antolini. Per nostra tranquillità e a difesa della sconsacrazione della famiglia, Cecchi Paone, nominando involontariamente la repulsa Santa Fregna, ha definito “fregnacce” le chiacchiere sulla crisi del loro eterno amore. Mentre Paone ci restituiva la pace, pure dei sensi, il compagno Massimo Gramellini ci affibbiava una nevrotizzante indagine, magari inventata, sui giovani d’oggi: i ragazzi adorano il tennis, sport delle personcine a modo, non il calcio del volgare e violento popolino. Tutti fighetti di sinistra ’sti regazzi’, mica gioventù bruciata da Riccardo Calafiori. Tremo al pensiero che Gramellini incontri, dopo Spagna-Italia, Luciano Spalletti. Potrebbe rimanere incenerito a colpi di sulfuree supercazzole lessicali di cui Luciano è maestro.
Soffro al pensiero di Donald Tusk, uno di quelli che perde le elezioni, ma governa. Tusk fece diligentemente il compitino assegnatogli da Olaf Scholz ed Emmanuel Macron, sicuro che l’Ue non avrebbe sanzionato la Polonia. Invece, la perfida Bruxelles ha deluso e ridimensionato l'ennesimo megalomane perdente, ergo governante. Le zanzare le sopporto meno dell’ortica strofinata sul prepuzio e, perciò, mi accoro, rimembrando i propositi della Commissione europea che promuove il ritorno alla natura, con tanto di paludi. Dove oggi si coltiva il grano, gran nemico dell’ambiente, spazio alla malaria nemica dell’uomo. La deficienza salita al potere europeo esige l’abbattimento degli argini dei fiumi, del 40 per cento degli ulivi, delle vigne, dei frutteti, delle coltivazioni, dei bovini, degli ovini, degli animali dell’aia. Tutte codeste corbellerie suicidarie, al fine di tornare felicemente alla giungla… con liane made in China. Eppure, io Tarzan, tu Jane, tu Cita, oltre che anacronistico e idiota, sarebbe poco inclusivo, lasciando fuori i fluidi, i trans, la variegata umanità postmoderna di Lgbtq+. Lo stesso Pianeta, informato di siffatta diffusa demenzialità, ha chiesto di essere davvero salvato. Non dal frumento, dalle mucche, dagli argini, ma dai cretini di sinistra e dai pontefici ecologisti.
Aggiornato il 21 giugno 2024 alle ore 10:24