L’iniziale maligna: Pci-P2

Sassolini di Lehner

Annoso e sfiancante lo scassamento di neuroni da parte di cattocomunisti e variegati forcaioli di sinistra sulla P2, mentre la magistratura combattente continua ad attribuire a Licio Gelli tutto e di più: dalle stragi alle trame, sino ai più tremendi delitti, in Italia e all’estero. Addirittura, fino alla Svezia, dove l’aretino fu identificato a casaccio come l’“assassino senza volto” di Olof Palme, ucciso probabilmente da un certo Stig Engström. Ancor oggi, quando le corporazioni faraoniche rigettano con sdegno i conati di riforma, che potrebbero ridurli finalmente a comuni mortali, apriti cielo massonico! E giù evocazioni al riaffacciarsi del tentacolare piduismo con tanto di spaventoso fantasma vagante del materassaio. Ebbene, da umile studioso ma un pochino informato di cose nazionali, ricordo che, durante l’infelice stagione del compromesso storico e dei Governi di unità nazionale, proprio il Partito comunista italiano diede il proprio benestare a tutte le nomine eccellenti di coloro che poi compariranno negli elenchi di Licio Gelli:

Walter Pelosi, prefetto, nominato responsabile del Cesis, il 5 maggio 1978, iscrizione alla P2 il 27 marzo 1979:

– Giuseppe Santovito, generale, nominato responsabile Sismi il 31 gennaio 1978, iscrizione alla P2 il 1° gennaio 1977;

– Giulio Grassini, generale dei carabinieri, nominato responsabile del Sisde nel novembre 1977, iscrizione alla P2 il 1° gennaio 1977;

– Giovanni Torrisi, ammiraglio, nominato capo di Stato maggiore della Difesa nel 1980, iscrizione alla P2 il 26 gennaio 1978;

– Giannini Orazio, generale, nominato comandante della Guardia di finanza negli anni 1980-1981, iscrizione alla P2 il 1° gennaio 1980.

Il senatore comunista Amerigo Boldrini (“Panorama”, 14 settembre 1981, La Bruna servì il whisky) confermò quanto la P2 fosse presente negli Esecutivi sostenuti dal Pci. Del resto, è motivo ricorrente nella storia dei comunisti italiani, e non solo, la sfrontatezza e il cinismo del “tutto fa brodo”, dove il tutto poteva essere anche Adolf Hitler o il Movimento sociale italiano (vedi il filonazismo di Palmiro Togliatti dopo il patto Molotov -Ribbentrop o l’ammucchiata siciliana di Silvio Milazzo nel 1958). Quando emergono le “convergenze parallele” tra Pci e P2, i radicali Gianluigi Melega, Roberto Cicciomessere, Marcello Crivellini, Adelaide Aglietta, Emma Bonino presentano, il 7 settembre 1981, la seguente interpellanza: “I sottoscritti chiedono di interpellare il presidente del Consiglio dei ministri e i ministri della Difesa, dell’Interno e di Grazia e Giustizia, per conoscere: se rispondono a verità le informazioni contenute nell’articolo La Bruna servì il whisky, che descrivono una serie di incontri sistematici e segreti tra il generale Maletti e altri dirigenti dei Servizi segreti con il senatore Pecchioli, l’onorevole Boldrini e altri dirigenti del partito comunista italiano, a partire dal 1975, con piena conoscenza del segretario del Pci, Enrico Berlinguer; se di quegli incontri esiste documentazione negli archivi dei Servizi segreti; in tal caso se si ritiene opportuno rendere immediatamente pubblica tale documentazione o quanto meno fornirla al Comitato parlamentare di vigilanza sui Servizi segreti; se argomento degli incontri siano stati segreti di Stato, vicende giudiziarie in corso e gli avvicendamenti o nomine nelle gerarchie militari, nell’alta burocrazia pubblica o negli enti economici pubblici; se degli incontri fossero al corrente ministri e Presidenti del Consiglio dei Governi pro tempore; in tal caso quali direttive fossero state date ai dirigenti dei Servizi segreti e chi altro tra parlamentari, dirigenti di partito, o altri fosse stato messo al corrente degli incontri o dei loro contenuti; fino a quando questi incontri siano continuati, se siano tuttora in corso contatti del genere, quale valutazione politica il Governo dia in argomento e se il Governo intenda per il futuro autorizzare attività del genere, che si configurano obbiettivamente come collusione tendenziale assai pericolosa proprio perché sistematica e segreta; se, a giudizio del Governo, sia opportuno, o meglio, doveroso, aprire una inchiesta amministrativa sulla eventualità che in tali incontri si siano commessi reati, come la violazione del segreto d’ufficio e altri. Gli interpellanti comunicano di trasmettere copia di questa interpellanza alla magistratura ordinaria perché, prendendola in esame come notitia criminis, apra un’indagine preliminare sul comportamento di coloro che sono stati protagonisti della vicenda descritta”.

Montecitorio, 23 ottobre 1981: il ministro senza portafoglio, il diccì Luciano Radi, annuncia che il Governo è pronto a rispondere, ma rimette la risposta alla conferenza dei capigruppo. Tuttavia, seguirà solo un gran silenzio di tomba, perché nessuno mai fornirà risposte. Non risulta, inoltre, che la notizia di reato fornita alla magistratura abbia mobilitato indagini a tappeto sulle “convergenze parallele” riguardanti comunisti e piduisti. Infine, la ciliegina sulla torta: Ugo Pecchioli, citato dagli interroganti, che non sapevano, però, dei fitti rapporti del senatore con il Kgb, nel giugno 1993, viene nominato presidente dello stesso Comitato parlamentare di controllo sui Servizi segreti, che avrebbe dovuto farsi carico della denuncia dei radicali. Amen.

Aggiornato il 21 giugno 2024 alle ore 10:28