I professionisti del 25 aprile

È diventata non soltanto una festa divisiva quella del 25 aprile, ma anche una data da attendere al varco. Specie quando al Governo c’è la odiata destra. E come in tutte le ricorrenze ad alto rischio di strumentalizzazione politica, ogni anno fioriscono quelli che, parafrasando Leonardo Sciascia per l’antimafia, si potrebbero definire “i professionisti del 25 aprile”. La loro specialità è quella di presentarsi al pubblico come perseguitati dal preteso regime. Para fascista. Il mestiere di vittima rende moltissimo in Italia. Anche se spesso è soggetto a fenomeni di nemesi – lo abbiamo visto con alcuni paladini dell’antimafia per l’appunto – o a paradossi di vario tipo.

Se poi qualcuno nella tivù pubblica italiana fa l’errore di cadere nella trappola, allora sono guai e la frittata è fatta. Certo, uno potrebbe chiedersi perché, ad esempio, per recitare un breve monologo, un minuto circa, la televisione pubblica debba pagare una cifra piuttosto alta. E perché se chi lo recita gli attribuisce tanto significato ideale, essendo uno scrittore di successo, non sia in grado di lanciare il guanto di sfida dicendosi disposto a declamarlo gratis. Ma tant’è: qualcun altro, non necessariamente della stessa parrocchia del perseguitato in fieri, si può anche domandare perché la Rai si metta a rischio di brutte figure per un paio di migliaia di euro in più, o in meno, posto che in quella azienda le spese extra e – a volte anche gli sprechi – sono all’ordine del giorno.

Tra questi due corni del dilemma passa ovviamente in cavalleria il fatto che il 25 aprile, da qualche anno a questa parte, si stia trasformando nella festa dell’antisemitismo di piazza, con bandiere della brigata ebraica cacciate dai cortei e slogan contro Israele. Una festa divisiva, quindi, che parte da un postulato che si trascina da anni nell’indifferenza di tutti: la resistenza è appannaggio solo dei comunisti, oggi ex tali. Non esisteva quella monarchica e liberale della bistrattata (dai magistrati) medaglia d’oro Edgardo Sogno. Guai a rammentare l’eroismo della brigata ebraica, composta da un migliaio di volontari tornati dall’allora mandato britannico della Palestina – che nulla ha a che fare con il mai esistito Stato palestinese – per farsi ammazzare qui in Italia. E soprattutto non esiste il determinante contributo, con migliaia di morti sparsi nei vari cimiteri di guerra, degli anglo-americani. Solo Marco Pannella e i Radicali li hanno sempre commemorati.

No, per i comunisti, la resistenza è cosa loro. E il paradigma è quello dell’attentato a via Rasella da una parte e dell’omicidio a sangue freddo del filosofo Giovanni Gentile dall’altra. Per questo non c’è mai stata una storia condivisa e tutti i tentativi di crearla sono andati a finire in vacca. Così, ogni anno di questo periodo non si vede l’ora che la ricorrenza finisca, portandosi dietro quel fiume di retorica e di malafede che la caratterizza. Un malanno di stagione. Che si rinnoverà il prossimo 25 aprile.

Aggiornato il 23 aprile 2024 alle ore 11:50