È vero: i palestinesi hanno diritto a un territorio dove stabilire la propria patria. Lo stabilì l’Onu nel 1947, quando era ancora un organismo serio e rispettabile. Ma i palestinesi su suggerimento degli altri Paesi arabi (che li rassicurarono che avrebbero avuto una patria solo quando tutti gli ebrei sarebbero stati spazzati via dagli eserciti arabi) all’epoca rifiutarono. E purtroppo per loro puntarono sul cavallo sbagliato.
In realtà, già lo avevano ottenuto uno Stato nel 1993 con gli accordi di Oslo. Ma come hanno usato questa patria? La risposta è semplice: come un mega-covo galattico per i terroristi di vario tipo e per portare attacchi mortali dentro i confini di Israele. Adesso, la destra religiosa israeliana “tanto cattiva” secondo i ridicoli giornali italiani ed europei, che così la dipingono, non vuole più dare per scontato che i palestinesi abbiano diritto allo Stato su cui, peraltro, già stazionano.
Ma noi avremmo dato un territorio alle Brigate rosse, se a suo tempo ce lo avessero chiesto? O abbiamo accettato lo scambio di ostaggi proposto per avere in cambio la vita di Aldo Moro? Il Partito comunista italiano, lontano antenato del Partito democratico di Elly Schlein, all’epoca era il perno del partito della fermezza. E, quindi, di cedere al ricatto non se ne parlò neppure. O quasi. Bettino Craxi e Marco Pannella, che osarono rompere quel dogma, vennero presi a parolacce. E comunque messi all’angolo. E allora, adesso, perché Israele dovrebbe trattare con Hamas? Rispondono: “Rappresenta i palestinesi”. Non è vero. Ma se lo fosse, allora perché si dovrebbero piangere lacrime così copiose per una popolazione che sta ad Hamas come l’Autonomia operaia stava alle Br? Delle due l’una: o i palestinesi sono vittime di Hamas o quest’ultima li rappresenta. Tertium non datur. Inoltre, che affidabilità dà il trattare con gentaglia – assassini per professione – che, oltre a essere un movimento terrorista, si comporta come Cosa nostra?
Tanta retorica su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, evocati spesso solo per colpire gli avversari politici, e poi si va a manifestare davanti alla Rai insieme ai facinorosi pro-Hamas, cioè i fan di coloro che tengono gli ostaggi, tra cui i bambini, sottoterra, insieme ai boss che scappano dall’esercito di Tzahal, esattamente come faceva la Cosa nostra di Totò Riina con il povero figlio del pentito Santino Di Matteo? Se non si risponde convincentemente a queste domande e se non si esaminano queste contraddizioni, ogni dibattito – su e soprattutto contro Israele – sarà sempre marchiato dal sigillo della malafede e della disonestà intellettuale.
Aggiornato il 19 febbraio 2024 alle ore 09:21