Bugie comuniste e giustizia che archivia

Sassolini di Lehner

Due pesi e due misure dei tribunali italici. Venti anni di galera all’ufficiale Walter Biot, per aver trasmesso documenti segreti a un funzionario dell’ambasciata della Federazione russa. Tanto danno alla Patria per la somma di 5mila euro. Dilemma: Walter è un grandissimo morto di fame, spinto dallo stomaco deserto – come l’inferno di Papa Bergoglio – a tradire Italia e Nato? Oppure, 5mila euro sono il valore oggettivo di quei top secret? Segreti di Pulcinella o lesione alla tenuta difensiva della Penisola? Prendendo per buona la seconda, non essendo vigente la fucilazione per i traditori, 20 anni sarebbero pure pochi.

Tuttavia, torna alla mente un’altra storia di scarsa affezione alla Patria, una serie di tradimenti che furono sanzionati dalla giustizia con una velocissima archiviazione. Il 7 agosto 1967, il compagno Luigi Longo chiede al Comitato centrale del Pcus (Partito comunista sovietico): “… Prestare assistenza per quanto riguarda l’insegnamento ad alcuni tecnici del Pci in Urss di tecniche radiofoniche, di metodi di cospirazione e di sistemi di documentazione e di sistemi di documentazione speciale”. Ecco i discenti italiani, indicati da Longo, per il corso accelerato di cospirazione presso il Kgb: Antonio Passarella, Ivano Sabatini e Bruno Forti. Jurij Andropov, Boris Ponomarëv, Andrej Gromyko approvano.

L’8 luglio 1970, il Comitato centrale del Pcus stabilisce che il collegamento radio avverrà tra Pci e Kds (Comitato per la sicurezza dello Stato) di Sofia, da qui la ritrasmissione alla Lubjanka. Andropov ordina: “… Autorizzare il Kgb a consegnare gratuitamente: cinque stazioni radio Selenga… al Partito comunista italiano… allestire il collegamento in cifra tra gli organismi competenti del Pci e del Kgb con l’uso dei mezzi tecnici predisposti per i collegamenti radio con il Pci”.

Arriviamo, omettendo altre missive dell’epistolario Pci-Pcus-Kgb, al gennaio 1976. Ponomarëv scrive al Comitato centrale del Pcus: “… Il compagno Ugo Pecchioli della direzione e della segreteria del Partito comunista italiano, incaricato dalla direzione del suo partito – il compagno Enrico Berlinguer – ha rivolto al Comitato centrale del Pcus la richiesta di assistenza al Partito comunista italiano per l’addestramento di istruttori, radiotelegrafisti, esperti di tecniche di partito, di travestimento, di realizzazione di rifugi segreti, di individuazione di microspie ed ha rivolto la richiesta di aiuto anche per la fabbricazione di documenti italiani in bianco, da utilizzare sia all’interno che all’estero. Si ritiene opportuno proseguire l’assistenza già fornita al Pci negli anni passati, accogliendo in Urss, durante il 1976, per un corso di preparazione speciale 7 comunisti italiani di cui una persona per un corso sui collegamenti radio in ambienti chiusi, sull’uso di apparecchiature avanzate, un istruttore per la preparazione di radiotelegrafisti e cifratori, 2 esperti in tecniche di partito, un esperto di tecniche di travestimento, una persona da addestrare nella realizzazione di nascondigli segreti e un esperto specializzato nell’individuazione di microspie. Suggerito anche il confezionamento di cento copie di documenti italiani in bianco tra passaporti per l’estero, carte d'identità, patenti di guida, secondo i modelli che verranno spediti dai compagni italiani”. Ponomarëv fa sapere che il capo del Kgb, Andropov, si occuperà personalmente dell’addestramento e della produzione dei documenti falsi (30 gennaio1976, protocollo numero 25/S/187).

Il 5 febbraio 1976, il Comitato centrale del Pcus accoglie le richieste di Pecchioli e stabilisce : “Accoglienza e assistenza spettano al dipartimento internazionale e alla segreteria del Comitato centrale del Pcus; l’addestramento ai collegamenti radio, all’allestimento dei covi clandestini, alla scoperta delle intercettazioni, così come la scelta degli interpreti spettano al Kgb; mentre l’addestramento alla tecnica di partito e ai travestimenti sono di competenza del dipartimento internazionale del Comitato centrale del Pcus e del Kgb”.

Ebbene, negli archivi del Pcus di via Ilinka (Mosca) il sottoscritto si ritrova l’intera documentazione sul rapporto Kgb-Pecchioli, il senatore comunista che, giugno 1993, in Italia è stato nominato, miracoli del Manipulitismo mediatico-giudiziario, nientemeno che presidente del Comitato parlamentare di controllo sui nostri Servizi segreti. Il paradosso – a quei tempi il passo era breve dal Kgb ai Servizi italiani – mi spinge a divulgare subito quelle carte. Tuttavia, sono un mostro immortalato come grande vecchio craxiano da una foto nel “covo” di via Boezio. Non ho modo di avere spazio sui mass media. Allora, mi viene in mente un cavallino di Troia. Cedo, in cambio solo della tempestività, lo scoop ad un giovane giornalista russo e alla testata Stolitsa (La capitale). Appena pubblicato l’articolo, corro all’Ansa di Mosca, per accertarmi che l’agenzia lo diffonda. Trovo un collega timoroso o paraculo – farà carriera – che mi fa storie. Lo prendo per il collare cervicale e gli urlo dai miei 90 chili di incazzato nero: “Non ho più niente da perdere… il collo o la notizia, scegli!”. Il collega spaventato fa il giornalista. Il giorno dopo gli italiani vengono informati.

Pecchioli non solo non si dimette, ma mente come può solo un comunista: “È una patacca russa”. Poi, aggiunge che i nostri Servizi sono i registi dell’operazione. Carta canta, però, trattandosi di documentazione inconfutabile. Tant’è che se ne dovrà occupare la magistratura. Infatti, prenderà tanto a cuore il tradimento della Patria, che a velocità supersonica archivierà. Ci fu, in precedenza, un corollario tragicomico: il terrore serpeggia nel Pci, subito dopo l’attentato a Giovanni Paolo II (13 maggio 1981), perché la magistratura – altro nulla di fatto – sarebbe sulle tracce della “pista bulgara”. I comunisti si spaventano e incaricano Franco Raparelli di metterci una toppa. La “pista bulgara” potrebbe, infatti, condurre alla triangolazione spionistico-cospirativa Pci-Sofia-Lubjanka. Raparelli avverte il Comitato centrale del Pcus che il partito ha deciso di smantellare i più esposti covi di ricetrasmissione collegati con la Bulgaria. E adduce la ragione di indagini su una pista… fascista.

Aggiornato il 23 gennaio 2024 alle ore 09:42