Il braccio di ferro tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni per la scelta del candidato governatore unitario del centrodestra alle prossime elezioni regionali sarde (25 febbraio) è finito male. In campo fino a ieri l’altro si contrapponevano l’uscente Christian Solinas – sostenuto dalla Lega – e il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, fedelissimo della Meloni. Ma a decidere per i due leader è stata di fatto la magistratura, che è entrata a gamba tesa nel duello mediante un’ordinanza di sequestro cautelare di beni per 350mila euro emessa nei confronti del governatore Solinas a tre giorni dal termine di scadenza per la presentazione delle liste. È pur vero che il governatore Solinas fosse già sotto indagine da qualche anno per l’ipotesi di corruzione, abuso d’ufficio e altri reati connessi. Ma perché proprio adesso salta fuori un’iniziativa giudiziaria che riaccende i fari su una vicenda che negli anni trascorsi non ha condotto ad alcuna svolta clamorosa? La mossa non inguaia solo Solinas che, adesso, dovrà arrendersi al fatto di non essere più il candidato del centrodestra. L’intervento della magistratura proietta un’ombra anche sul rivale interno, Paolo Truzzu, sospettato di aver ricevuto un aiutino nella disputa con Solinas dalla solita “giustizia a orologeria”.
In un mondo ideale, alla luce di quanto accaduto, insieme all’uscente anche lo sfidante dovrebbe fare un passo indietro e rinunciare a una corsa viziata da un odioso sospetto. Non accadrà. Fratelli d’Italia ha preso le distanze dall’iniziativa della magistratura tenendo a chiarire che la scelta di Truzzu era precedente all’accidente giudiziario occorso a Solinas, come precedente è stato il giudizio politico di FdI sull’inidoneità dell’uscente a proseguire nell’esperienza di governatore della Sardegna per un secondo mandato. Non si doveva arrivare a tanto, con la Lega che per bocca del suo vicesegretario, Andrea Crippa, ironizza sul “tempismo perfetto” del siluro che ha colpito e affondato la candidatura di Solinas.
Per quanti ricorsi alla cosmesi si possano tentare per nascondere sotto un robusto strato di fondotinta il volto corrucciato di questo centrodestra, resta l’amarezza per la brutta pagina scritta dai suoi leader. Ciò che il duello sardo della destra lascia presagire è che si tratti solo del primo assalto di Fratelli d’Italia alle roccaforti di potere territoriale degli alleati. È cruda questione di numeri e di poltrone: ho più voti, mi spettano più poltrone. Il merito dei candidati e l’interesse per i territori non c’entrano un fico secco. Tant’è che altri scontri seguiranno man mano che andranno al voto le Regioni attualmente governate dal centrodestra. Ma quanta pazienza dovranno avere gli elettori nell’assistere a uno spettacolo tanto miserevole? Riguardo alla Sardegna, non resta che sperare sulla memoria corta che i sardi non hanno perché quanto accaduto in queste ore non comprometta una vittoria del centrodestra, data per scontata fino a qualche settimana fa. Purtroppo, i sardi hanno la testa dura e la memoria lunga e ciò non giova alle speranze del centrodestra di restare in sella nell’isola.
Giova invece la divisione a sinistra, dove la candidata dell’asse Pd-Cinque Stelle, Alessandra Todde, dovrà fare i conti con l’outsider Renato Soru, ex del Partito Democratico ed ex presidente della Sardegna dal 2004 al 2009. Soru ha lasciato un buon ricordo di sé tra i progressisti, che oggi non ci stanno a vedersi imposta una candidatura dall’alto dei cieli di Roma. Per di più una grillina che ha passato metà della sua vita politica, insieme ai compagni del Movimento, a sputare addosso a quegli stessi dem da cui oggi pretenderebbe di essere votata. La coalizione di centrodestra deve però temere un fallo di reazione da parte del Partito sardo d’Azione che oggi riunisce il suo Consiglio nazionale per decidere che fare dopo la defenestrazione di Solinas. Non è da escludere che il governatore uscente decida di scendere ugualmente in campo con una propria lista, per una conta personale con Truzzu. Altre voci di palazzo dicono che nel partito autonomista sardo vi sarebbe chi, non avendo mai metabolizzato lo spostamento del partito dalla sinistra all’alleanza organica con la Lega, sarebbe ben lieto di tornare ai vecchi amori appoggiando il riformista Soru nell’impresa.
Spiace doverlo ammettere, ma se la sera del 25 febbraio Truzzu diverrà governatore della Sardegna non accadrà per i meriti pregressi del centrodestra visto il “licenziamento” di Solinas, ma per la guerra fratricida nel campo avverso. In tal caso, si consiglia al candidato spinto da Palazzo Chigi, prima di presentarsi davanti alle telecamere per ringraziare gli elettori, di recarsi in pellegrinaggio nel Sulcis alla basilica di Sant’Antioco martire, patrono dell’isola, recando in dono un ex voto sul quale appaia in bella vista la scritta “per grazia ricevuta”, a dimostrazione che in certi momenti la fede incrollabile nei miracoli è tutto.
Aggiornato il 22 gennaio 2024 alle ore 09:41