La leader del Partito democratico, Elly Schlein, ha definito “imbarazzante il silenzio della premier” sulla, a mio avviso, folcloristica questione del saluto romano durante la commemorazione dei morti di Acca Larentia. Ora, ricordando che, come già citato su queste pagine, sin dalla prima ricorrenza i partecipanti inscenano l’anacronistico saluto romano, senza scatenare alcuna polemica a livello di politica nazionale, io direi invece che è proprio l’atteggiamento della Schlein a essere imbarazzante, oltre che altrettanto anacronistico del gesto compiuto da persone che si trovano a vivere in un mondo lontano anni luce da quello nel quale, un centinaio di anni orsono, si barcamenavano i loro trisavoli.
In realtà, nelle parole indignate della giovane segretaria dem si legge ancora una volta la quasi disperata ricerca di un argomento, parafrasando al contrario il compianto Franco Battiato, che non faccia mai cambiare idea alla sua gente – il bacino elettorale di riferimento – in merito alle capacità di questa assolutamente improvvisata leader. Una leader che saltella qua e là da una forma di radicalismo all’altro, senza tuttavia trovare un qualche spunto per invertire il trend del suo partito, che sembra inchiodato a rappresentare per lungo tempo un ruolo di evanescente opposizione.
D’altro canto, come ho già avuto modo di scrivere recentemente, per competere con un centrodestra a guida meloniana, che malgrado le molte incertezze, sta dando l’idea di una coalizione responsabile, soprattutto sul piano dei conti pubblici, dopo le devastanti ubriacature dei precedenti governi, il Pd avrebbe dovuto cercare un personaggio in grado di allargare le sue alleanze verso la sempre decisiva area moderata, sul cui terreno si vincono o si perdono le sfide elettorali per la guida del Paese.
Invece, anche grazie all’endorsement proprio dei moderati del partito – personaggi del calibro di Enrico Letta e Dario Franceschini – invece di un novello Tony Blair all’italiana, gli iscritti, che ricordiamo avevano votato per un vero moderato come Stefano Bonaccini, si sono ritrovati la copia al femminile di Maurizio Landini, condannando il Pd a restare aggrappato a una nicchia di consensi sempre meno convinti nella palude del voto inutile. Una situazione politicamente molto complicata che i continui richiami ad una surreale e antistorica lotta antifascista non possono che aggravare.
Aggiornato il 12 gennaio 2024 alle ore 10:02