Al di là dei complessi tecnicismi del Mes, acronimo di Meccanismo europeo di stabilità, alias Fondo salva-Stati, chi si ostina a paventarne i rischi per l’Italia si arrampica sugli specchi. In realtà, così come avviene nel nostro piccolo quando stipuliamo una qualsiasi assicurazione contro i furti, il fatto che nessun Paese lo abbia finora ancora richiesto, ciò non significa che esso non abbia comportato e non continui a comportare notevoli benefici sul fronte dei costi di finanziamento del debito pubblico. Infatti, analogamente alla presenza o meno di un sistema di sorveglianza nella nostra abitazione, dirimente per il premio assicurativo richiesto, solo il fatto di poter contare su una sorta di potente assicurazione contro il default abbatte decisamente la rischiosità dei nostri titoli di Stato, consentendo al Tesoro di collocarli sul mercato a un tasso assai più basso. In più, e questo rende ancora più surreale il dibattito che si è aperto nella maggioranza, la ratifica che viene richiesta all’Italia, unico membro dell’Unione europea che non l’abbia ancora fatto, riguarda un’importante modifica del Mes, con cui si allargano anche al sistema bancario le stesse coperture concesse agli Stati. E, considerando che le banche italiane detengono in pancia una quota rilevante del nostro debito pubblico, aumentandone sensibilmente la vulnerabilità, sarebbe veramente autolesionistico opporsi alla ratifica di questa sorta di ombrello protettivo di natura finanziaria.
In realtà, per dirla in estrema sintesi, qui la questione è di natura puramente politica e si è inasprita a causa dell’approssimarsi delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. In particolare, Matteo Salvini, alla spasmodica ricerca di quel grande consenso che aveva raggiunto nell’estate del 2018, sta cercando di differenziarsi in ogni modo dalla linea egemonica di Giorgia Meloni, la quale è riuscita brillantemente a capitalizzare la sua scelta di restare all’opposizione, in splendida solitudine, durante tutto il periodo pandemico. Quest’ultima, poi, sebbene ne abbia dette di cotte e di crude sul Mes quando il suo unico obiettivo era quello di far sopravvivere Fratelli d’Italia e pur avendo, successivamente, su tante altre cose abbracciato senza indugio la cosiddetta Realpolitik una volta entrata nella stanza dei bottoni, in questo caso non intende regalare a Salvini un argomento – da spendersi nella prossima campagna elettorale – di pura propaganda ma che continua a suscitare grande consenso in un Paese notoriamente poco informato sulle questioni economiche e finanziarie. Da questo punto di vista, io credo che la premier, la quale prima o poi dovrà per forza varcare il Rubicone del Mes, stia cercando un qualche contraccambio da ottenere in Europa, ad esempio sul nodo del Patto di stabilità, così da poter almeno tamponare l’offensiva della Lega di Salvini. Staremo a vedere.
Aggiornato il 18 dicembre 2023 alle ore 09:58