Come correttamente pubblicato dal Sole 24 Ore, la Manovra del Governo italiano ha ottenuto un benestare con riserva da parte della Commissione europea. In sostanza, Bruxelles ritiene che il bilancio non sia “pienamente in linea” con le recenti raccomandazioni-Paese, e chiede a Roma “di essere pronta a introdurre le misure necessarie” per rimettere in carreggiata le finanze pubbliche. Di fatto, il giudizio conferma la probabile apertura nel 2024 di una procedura per deficit eccessivo. In particolare, i due elementi su cui si è focalizzata l’attenzione della Commissione europea sono l’eccessivo deficit previsto nel 2024 – il 4,3 per cento contro il 5,3 per cento di quest’anno – e la dimensione abnorme del nostro debito pubblico. Si tratta di un micidiale combinato disposto che, se non affrontato per tempo con misure piuttosto incisive di contenimento della spesa pubblica, rappresenta una bomba a orologeria per la sostenibilità dello stesso debito pubblico.
Sostenibilità, che non mi stanco di ripetere da tempo, non significa altro che la possibilità a tempo indeterminato di estrarre dall’economia risorse sufficienti per pagare i relativi interessi. Ed è per questo che, se il deficit di bilancio, ossia il disavanzo annuale realizzato dallo Stato, è troppo alto, ciò si riverbera sull’indebitamento, rischiando di innescare un catastrofico effetto valanga. In altre parole, se il sistema pubblico spende in modo eccessivo – vedi il catastrofico esborso per il famoso Superbonus 110 per cento, messo in piedi dai geni dell’Esecutivo giallorosso – accumulando quindi troppi debiti, si trova poi in difficoltà a onorare la crescente montagna di interessi che gravano sul debito medesimo. Chi ci presta i quattrini capisce l’antifona e, di conseguenza, tende a richiedere sempre maggiori interessi per comprarti i titolo di Stato. Tutto questo, alla fine della giostra, rischia di innescare una situazione da anticamera del default che si può scongiurare solo ed esclusivamente con una solida e intransigente disciplina di bilancio.
Tant’è che tutto questo risulta piuttosto chiaro a chi oggi occupa la stanza dei bottoni, dato che più volte la premier Giorgia Meloni ha sottolineato lo stretto percorso finanziario in cui il Governo si trova a procedere. E, sebbene personalmente, da incallito liberale, ritengo che sul piano del taglio alla spesa pubblica si poteva fare di più, analizzando i programmi e i proclami dell’opposizione giallorossa, Cgil compresa, posso tirare un certo, seppur moderato, sospiro di sollievo. Si spera che per gli anni che restano da qui alla fine della legislatura, il partito delle spese pazze e della botte piena con moglie ubriaca non aggiunga altri danni a quelli già copiosamente prodotti sul piano della finanza pubblica. Per come stiamo messi non sarebbe un risultato da disprezzare.
Aggiornato il 23 novembre 2023 alle ore 10:32