Una palese svolta radicale ha avuto luogo all’indomani del 7 ottobre scorso, giorno in cui Hamas ha massacrato circa 1.400 israeliani. L’idea che Israele ottenga la vittoria sui palestinesi da marginale è diventata dominante e ha raccolto consensi. Sia i politici che i sondaggi sono favorevoli a tale idea. Gli israeliani sembrano essere una popolazione trasformata. È davvero così?
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha fatto della vittoria la sua costante esortazione: “La vittoria richiederà tempo. (…) ma per ora siamo concentrati su un unico obiettivo, che è quello di unire le nostre forze e correre verso la vittoria”. E ha detto ai soldati: “L’intero popolo di Israele è al vostro fianco e assesteremo un duro colpo ai nostri nemici per ottenere la vittoria”. E ancora: “Ne usciremo vittoriosi”.
Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato di aver informato il presidente Joe Biden che la vittoria di Israele “è essenziale per noi e per gli Stati Uniti”. Gallant ha detto ai suoi soldati: “Sono responsabile di portare la vittoria”. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha annunciato la sospensione di “tutte le spese di bilancio per indirizzarle verso un unico obiettivo: la vittoria di Israele”. E ha definito l’obiettivo della guerra di Israele contro Hamas “una vittoria schiacciante”. Benny Gantz, membro del Gabinetto di Guerra, ha parlato di “momento della resilienza e della vittoria”.
Ma questi uomini politici rappresentano quello che è ampiamente definito “il governo più di Destra nella storia di Israele”. E gli altri nel Paese? Molti altri concordano effettivamente sul fatto che Hamas debba essere eliminato:
1) Naftali Bennett, ex primo ministro: “È arrivato il momento di distruggere Hamas”.
2) Amir Avivi, generale in pensione: “Dobbiamo distruggere Hamas. Dobbiamo privarli completamente delle loro capacità”.
3) Chuck Freilich, ex vice-consigliere per la Sicurezza nazionale (su Ha’aretz): “Ora Israele deve infliggere a Hamas una sconfitta inequivocabile”.
4) Tamir Heyman, ex capo dell’intelligence dell’Idf: “Dobbiamo vincere”.
5) David Horovitz, direttore di Times of Israel: “C’è una guerra da vincere”.
6) Yaakov Amidror, ex consigliere per la sicurezza nazionale: “Hamas dovrebbe essere uccisa e distrutta”.
7) Meir Ben Shabbat, ex consigliere per la sicurezza nazionale: “Israele dovrebbe distruggere tutto ciò che è connesso ad Hamas”.
E la popolazione israeliana cosa ne pensa? Per scoprirlo, il 17 ottobre il Middle East Forum ha commissionato un sondaggio tra 1.086 israeliani adulti, ne è emerso uno straordinario consenso a favore dell’obiettivo di distruggere Hamas; di un’operazione di terra finalizzata a raggiungere questo obiettivo e a non fare concessioni in cambio di rapporti formali con l’Arabia Saudita (Il sondaggio è stato realizzato da Shlomo Filber e Zuriel Sharon di Direct Polls Ltd e ha un errore di campionamento statistico del 4 per cento).
Alla domanda “Quale dovrebbe essere l’obiettivo primario di Israele” nella guerra attuale, il 70 per cento dell’opinione pubblica ha risposto: “Eliminare Hamas”. Per contro, soltanto il 15 per cento ha risposto “garantire il rilascio incondizionato dei prigionieri tenuti in ostaggio da Hamas” e il 13 per cento “disarmare completamente Hamas”. Sorprendentemente, il 54 per cento degli arabi israeliani (o più tecnicamente, gli elettori della Lista Araba Unita, un partito arabo radicale anti-sionista), ha fatto della “eliminazione di Hamas” il suo obiettivo preferito.
Di fronte alle due opzioni: condurre un’operazione di terra a Gaza per sradicare Hamas o evitare un’operazione di terra a favore di un altro modo di far fronte ad Hamas, il 68 per cento ha scelto la prima opzione e il 25 per cento la seconda. Questa volta, il 52 per cento degli arabi israeliani è d’accordo con la maggioranza.
Il 72 per cento degli intervistati si è detto contrario a fare “rilevanti concessioni all’Autorità Palestinese” come prezzo da pagare per rapporti formali, con solo il 21 per cento a favore, e 62 arabi israeliani che si sono espressi come la maggioranza degli intervistati.
In breve, un clima fortemente contrario ad Hamas e all’Autorità Palestinese domina la politica israeliana, con solo i due partiti di Sinistra (Laburista e Meretz) in opposizione. Anche la maggioranza degli arabi israeliani riconosce il pericolo che Hamas e l’Autorità Palestinese rappresentano per la loro sicurezza e incolumità.
La vera domanda quindi è: tale veemenza denota un radicale cambiamento di prospettiva tra gli ebrei e gli arabi israeliani o è soltanto un impeto emotivo?
Come osservatore di lunga data e come storico del conflitto israelo-palestinese, tendo a ritenere più probabile la seconda ipotesi. Dal 1882 ad oggi, le due parti in lotta si sono comportate in modo decisamente sterile. I palestinesi hanno una mentalità di rifiuto (non accettare mai e poi mai tutto ciò che è ebraico e israeliano), mentre i sionisti si attengono alla conciliazione (accettateci e noi vi arricchiremo). Le due parti continuano a girare in tondo, senza cambiare e senza fare progressi.
Di conseguenza, mi aspetto che l’infiammato stato d’animo israeliano del momento probabilmente svanirà col tempo, man mano che i vecchi modelli si riaffermeranno e ritornerà lo stato normale.
(*) Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 02 novembre 2023 alle ore 09:41