Per Gaza è possibile una soluzione dignitosa

Tutti sembrano concordare sul fatto che a Gaza non sia possibile ottenere alcun risultato positivo. Si sbagliano. C’è la possibilità che emerga un’amministrazione decente guidata da Gaza, che potrebbe consentire l’autonomia e persino la creazione di una forma statuale per i palestinesi.

Ciò potrebbe sembrare inverosimile, dato il profondo e persistente antisionismo diffuso a Gaza. Nel 1967, i testi scolastici adottati nelle scuole di Gaza insegnavano agli scolari l’aritmetica proponendo problemi del tipo: “Hai cinque israeliani. Ne uccidi tre. Quanti israeliani restano da uccidere?”.

Ma negli ultimi quindici anni, gli abitanti di Gaza hanno subito sulla loro pelle qualcosa di orripilante e forse di impareggiabile nell’esperienza umana: essere usati dai loro governanti come carne da cannone per le pubbliche relazioni.

I tiranni che trattano i loro cittadini come esseri sacrificabili per ottenere la vittoria sul campo di battaglia è la regola: si pensi ai soldati del Gruppo Wagner reclutati all’interno delle prigioni russe che muoiono a Bakhmut, in Ucraina. Hamas, tuttavia, utilizza i civili per fare un po’ di propaganda. Attacca Israele per provocare ritorsioni, aspettandosi giustamente che le bombe, la distruzione e la morte sanciscano l’approvazione iraniana, il sostegno islamico, la solidarietà musulmana e la simpatia della Sinistra. Dopo ogni attacco, la narrazione sulla colpevolezza si sposta invariabilmente da Hamas a Israele.

Molti dati suggeriscono che la maggior parte degli abitanti di Gaza non vuole fungere da pedine in un ossessivo e illusorio jihad contro Israele. Perché soffrire per una causa persa? “Queste persone professano l’Islam e affermano di essere religiose, ma hanno massacrato la gente”, osserva un gaziano.

I sondaggi rilevano un enorme sostegno tra gli abitanti di Gaza per la dichiarazione secondo cui “i palestinesi dovrebbero esercitare più pressioni per sostituire i propri leader politici con altri più efficienti e meno corrotti”. Da un sondaggio condotto a luglio dal Washington Institute for Near East Policy emerge che il 62 per cento dei gaziani vuole mantenere un cessate il fuoco con Israele e la metà vuole che Hamas smetta di invocare la distruzione di Israele.

Per anni, gli abitanti di Gaza hanno votato con i piedi. “Hamas ha investito miliardi di dollari in molti Paesi, mentre la gente (a Gaza, ndr) muore di fame ed emigra in cerca di lavoro”, osserva Amer Balosha, un attivista contrario a Hamas. Intervistati a settembre mentre facevano lunghe code per poter lasciare la Striscia, i gaziani hanno espresso la loro disperazione affermando: “So che sto rischiando la vita, ma voglio andarmene vivo o morto”.

Gli abitanti di Gaza conducevano una vita normale sotto il governo israeliano e non sorprende che vogliano tornare a farlo. Negli anni Settanta, Gaza e la Cisgiordania, spiega lo storico Efraim Karsh, “costituivano la quarta economia in più rapida crescita al mondo, davanti a ‘meraviglie’ come Singapore, Hong Kong e la Corea, e sostanzialmente davanti allo stesso Israele”. La medicina, l’elettricità, le scuole, l’alfabetizzazione: tutto fioriva. Gli abitanti di Gaza hanno beneficiato di frigoriferi e acqua corrente.

Ciò implica che, una volta preso il controllo di Gaza, Israele può ragionevolmente aspettarsi di trovare molti residenti pronti a collaborare con la nuova autorità per creare un’amministrazione che possa riportarli alla vita normale.

Israele non è riuscito a trovare partner rispettabili durante la sua precedente occupazione, quando non ha fatto alcuno sforzo per coltivare relazioni amichevoli con gli abitanti di Gaza e ha consegnato il territorio al genocida Yasser Arafat. Hamas ora ha svolto il lavoro di Israele. Dov’è il Konrad Adenauer di Gaza?

(*) Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 23 ottobre 2023 alle ore 09:48