Sassolini di Lehner
I maledetti sinistroidi, che oggi manifestano contro Israele, sono i padri del fondamentalismo islamico e della barbarie di Hamas e dell’Iran. L’Iran di oggi, quello che sostiene Hamas, che massacra le ragazze se non indossano correttamente l’hijab, che assassina o segrega chi dissente, è figlio dei “compagni” occidentali i quali, in odio allo Scià Reza Pahlavi, inscenarono forsennate campagne per l’avvento della teocrazia sciita e della “polizia morale”. Di cosa era colpevole Pahlavi? Ecco le colpe: nel 1955 inserisce l’Iran nell’area dell’Occidente; introduce riforme agrarie e industriali, con partecipazione agli utili dei lavoratori; vara il voto alle donne e il diritto al divorzio; incentiva la civilizzazione e l’alfabetizzazione, per laicizzare lo Stato e allontanarlo dal buio sciita. L’unica severa critica che gli si poteva lanciare era il trattamento poliziesco riservato a Mohammad Mossadeq, ministro persiano più liberale e laico di lui. Tuttavia, non è la sorte di Mossadeq che spinge Khomeini, a nome degli interessi, anche materiali, del clericume sciita a organizzare un colpo di Stato per defenestrare lo Scià riformatore. Pahlavi, invece di farlo fucilare, fa l’errore di esiliarlo. Il golpista finisce a Parigi, accolto e onorato dai pederasti stalinisti della Sorbona e dai vari Jean Paul-Sartre e Michel Foucault. Rimarco l’omosessualità non per creare isterie negli Lgbtq, ma perché da idioti e incauti non immaginano la fine che faranno gli omosessuali negli Stati teocratici. L’intera sinistra francese si bea della rivoluzione degli ayatollah. “Vittoriosa rivolta a Teheran titola Libération il 12 febbraio 1979.
Marc Kravetz, già leader sessantottino, racconta con toni entusiastici la “prima grande serata” della rivoluzione: “Verso le 21 abbiamo sentito le prime grida. Allahu Akhbar. Non era più uno slogan, non era più un grido di protesta, ma una musica pura, proveniente dalle origini, bella come il canto dei lupi. Allahu Akhbar. Su tutti i tetti della città, da nord a sud, da est a ovest, le voci si rispondevano a vicenda. Allahu Akhbar”. Serge July, direttore di Libération, si precipita a Teheran, dove s’inebria davanti all’“energia liberatrice” del “grido di guerra santa” e del “socialismo sciita dei khomeinisti”. July, dunque, strangola il “socialismo”, confondendolo col nazislamismo. Inoltre, spara la seguente corbelleria: “Il partito di Allah sta ricostruendo una vita comunitaria”. Accorre anche Sartre, che confessa: “Non ho religione, ma se ne avessi, sarebbe quella di Alì Shariati (l’ideologo del khomeinismo al potere)”. Non si fanno mancare niente anche gli italo-sinistrati mentali. Carlo Panella su Lotta continua vede uno spettacolo “stupendo” nella cacciata dello Scià, nella guerriglia urbana, nelle esecuzioni sommarie, nel ripristino della Shari’a. Carlo Panella, poi, si pentirà di tanta isteria ideologica. Con qualche imbarazzo per la svolta teocratica (“è difficile applicare le nostre categorie occidentali”), anche gli atei e gli agnostici del Manifesto inneggiano agli ayatollah. Su Re nudo, il mensile su cui scriveva Dario Fo, si legge: “Il cosiddetto dibattito sulla spiritualità in passato aveva suscitato perplessità. Ma l’evolversi della situazione persiana ha fatto diventare il rapporto tra liberazione e spiritualità un argomento attuale”.
Non mancano gli utili idioti della grande stampa. Vedi il Corriere della Sera, testata famigerata per la scelta di cause scellerate e deleterie (dall’antigiolittismo viscerale di Luigi Albertini che favorì Benito Mussolini sino al forcaiolismo militante di Paolo Mieli manipulitista o alla semina dell’antiparlamentarismo con le campagne qualunquiste anticasta delegittimanti la cornice liberaldemocratica di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo), che pubblicò i deliri di Michel Foucault, tipo quello del 22 ottobre 1978: “La situazione sembra essere sospesa a una grande tenzone tra due personaggi dal blasone tradizionale: il re e il santo; il sovrano in armi e l’esule inerme; il despota con, di fronte, l’uomo che si erge con le mani nude, acclamato da un popolo”. Nella istituenda Repubblica islamica “le libertà saranno rispettate; le minoranze saranno protette e libere di vivere a modo loro, a condizione di non danneggiare la maggioranza; tra uomo e la donna non vi sarà disuguaglianza”. In tutta Europa rare le voci sensate. Vedi Maxime Rodinson da Le Nouvel Observateur: “Khomeini non è Robespierre o Lenin, forse nemmeno Savonarola, Calvino o Cromwell. Ma può tendere al Torquemada”. Oppure la grande e demonizzata Oriana Fallaci: “A me sembra fanatismo del genere più pericoloso. E cioè quello fascista”. La Persia dello Scià era Occidente. La teocrazia iraniana osannata da “compagni” e utili idioti, oggi, minaccia tutte le persone civili, non solo Israele e gli ebrei.
Aggiornato il 18 ottobre 2023 alle ore 10:00