La sinistra e la pubblicità politicamente corretta

Come è noto, lo spot pubblicitario dell’Esselunga ha scatenato una ridda di critiche tra le file della sinistra, in cui pullulano da sempre i cosiddetti indignati speciali in servizio attivo permanente, i quali vorrebbero addirittura imporci una tipo di pubblicità politicamente corretta. E se la nota catena di supermercati voleva suscitare un certo effetto, ci è pienamente riuscita proprio grazie alla ridicola levata di scudi di tanti esponenti del calibro di Nicola Fratoianni e Pier Lugi Bersani, i quali hanno bocciato senza appello la citata iniziativa pubblicitaria.

La segretaria del Partito democratico, al contrario, pur ricevendo molte critiche per il suo silenzio da parte dei militanti, ha inserito il cervello prima di aprire la bocca, evitando prudentemente di farsi invischiare in questa ennesima e surreale discussione sul sesso degli angeli. Sta di fatto che si sta parlando di un messaggio commerciale il cui fine ultimo è quello di colpire l’attenzione di ogni potenziale acquirente, con l’unico scopo di aumentare il relativo business. Idem con patate per altri analoghi spot, sicuramente più Politically correct, in cui si mettono in mostra famiglie multietniche o coppie omosessuali mentre si sbaciucchiano, senza che si scateni una tale putiferio. D’altro canto, per dirla tutta, sono anni che veniamo martellati dalla propaganda che celebra le magnifiche sorti e progressive di ciò che potremmo definire come un modello di famiglia alternativo, e guai a dissentire.

Ebbene, se per una volta un pubblicitario decide di rinverdire i fasti della famiglia tradizionale, che per la cronaca è in auge da qualche migliaia di anni, non vedo quale sia lo scandalo. Semmai saranno i cittadini consumatori, i quali come è noto sul piano commerciale votano con le gambe, che avranno l’ultima parola e decisiva parola in questa assurda diatriba.

Aggiornato il 29 settembre 2023 alle ore 15:37