Nelle moderne democrazie la differenza tra la destra e la sinistra di Governo non è mai troppo marcata. Per tutta una serie di ragioni (il discorso sarebbe troppo lungo da spiegare), si riscontra da decenni una convergenza sulla componente mediana dell’elettorato, la quale è da sempre sostanzialmente moderata in un senso o nell’altro.
Tuttavia, è pur vero che, una volta giunti nella stanza dei bottoni, i vincitori delle elezioni debbono comunque marcare il proprio spazio politico con alcune misure che li distinguano in qualche modo dai loro avversari, evitando per quanto possibile di arrivare a superarli addirittura sul loro stesso campo.
Ed è proprio ciò che sta succedendo al contestato provvedimento in itinere, fortemente voluto dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, sui cosiddetti affitti brevi. In pratica, si tratta dell’ennesima misura dirigista che, ahinoi, sta sempre più caratterizzando l’azione dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Su questo tema consiglio di leggere l’ottimo e esauriente commento dell’amico Nicola Porro, pubblicato su Il Giornale.
In estrema sintesi, si vorrebbe introdurre tutta una serie di paletti, come quello di imporre il divieto di affittare un appartamento di proprietà per una sola notte e, a caduta, di applicare tutta una serie di obblighi demenziali a seconda della durata della locazione e del luogo in cui esse vengono stipulate. Tant’è che, ad esempio, chi affitta un quartierino una settimana all’anno al mare dovrebbe seguire praticamente gli stessi adempimenti in termini di dispositivi, attrezzature e avvisi di un Hilton.
Non solo: come sottolinea Porro, “il disegno di legge dice che superati i due appartamenti in locazione breve si diventa imprenditori, con tutti i controlli, burocrazie e costi del caso”. Cosa stupefacente, dal momento che quando governavano Giuseppe Conte e Dario Franceschini il limite era di quattro appartamenti.
Insomma, al pari del maldestro tentativo di calmierare i prezzi, oltre a quello di imporre retroattivamente una tassazione sui cosiddetti extra-profitti delle banche, di obbligare i gestori delle pompe a esporre il doppio cartello, di stabilire un tetto al costo dei voli aerei, il Governo liberale tenta di realizzare un provvedimento che di liberale non ha neppure una lontana parvenza.
D’altro canto, soprattutto alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, il maggior partito della coalizione, ripetono come un mantra che il loro compito è quello di risolvere i problemi. Solo che, come in questo caso, per aiutare qualcuno, eventualmente la categoria degli albergatori, i medesimi problemi si creano a qualcun altro, ovvero i proprietari di case.
In realtà, partendo dal presupposto che per un liberale il Governo migliore è quello che governa meno, quanto sopra esposto non sembra avere molto a che vedere con un modello politico che si sforzi, almeno in parte, di praticare in concreto tale paradigma. Ma la legislatura è ancora lunga e il tempo per fare qualcosa di realmente liberale non manca.
Aggiornato il 27 settembre 2023 alle ore 10:11