Siamo nei guai. Sul fronte sud, la gestione – già complicatissima – dei flussi di immigrati irregolari in arrivo dalla Tunisia e dalla Libia sta sfuggendo di mano. Sono in troppi a sbarcare e non ce la possiamo fare a prenderli tutti. I numeri degli arrivi di questa settimana sono drammatici. L’11 settembre ne sono sbarcati 2.073 contro i 249 dello stesso giorno dello scorso anno; il 12 settembre ne sono arrivati 5.018; il 13 settembre 1.050; ieri 135, per un totale di 125.928 sbarcati dall’inizio dell’anno. Non è più solo un problema di quantità. Negli ultimi giorni è stato riscontrato un salto di qualità in negativo nella gestione dei flussi in entrata: gli ultimi arrivati hanno avuto atteggiamenti violenti nei confronti delle Forze dell’ordine, incaricate di assicurare la sicurezza sull’isola di Lampedusa. Di questo passo il sistema-Italia va a picco. La politica soft impostata da Giorgia Meloni per contrastare il fenomeno migratorio non sta funzionando. Di chi la colpa? Di certo non ce la si può cavare prendendosela con il destino cinico e baro. Qui la malasorte non c’entra un fico secco.
La recente impennata degli sbarchi ha dei responsabili che hanno nome e cognome. Stanno in Europa, e non sono pochi quelli che dall’Italia lavorano sottotraccia contro il loro Paese pur di mettere in difficoltà il Governo di centrodestra. Esageriamo? Siamo i soliti complottisti da bar dello sport? Vogliamo farla tragica per coprire le magagne del Governo Meloni? Niente di tutto questo. Al contrario, cerchiamo disperatamente di tenere i nervi saldi e di restare lucidi per non esprimere opinioni sopra le righe. Ma nonostante tutte le buone intenzioni di questo mondo vi chiediamo – e ci chiediamo – come si faccia a restare impassibili di fronte a fatti, eventi, comportamenti che gridano vendetta davanti a Dio. Vogliamo parlare del sogno europeo di una sola patria per tutti i popoli delle nazioni del Vecchio Continente, le stesse che per secoli si sono vicendevolmente scannate in guerre infinite senza alcun riguardo per il supremo ideale della pace? Facciamolo. Purtroppo, sappiamo solo dirvi che l’Europa unita è quella roba andata in scena ieri l’altro: mentre a Lampedusa si consumava il dramma dello sbarco in un solo giorno di un numero di clandestini pari a quello dell’intera popolazione residente sull’isola, il Governo francese, volendo bloccare il transito di migranti dal Sud, ha ordinato di blindare il confine con l’Italia tra Mentone e Ventimiglia; in simultanea, il Governo tedesco ha comunicato l’intenzione di sospendere i trasferimenti, previsti dalla Convenzione di Dublino, in corso dal nostro Paese verso la Germania.
Intanto, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel discorso sullo stato dell’Unione dedicava all’argomento immigrazione poche righe, lunari, nelle quali, contemplando una realtà che non esiste, è giunta a compiacersi di voler proporre all’Unione africana un nuovo approccio strategico al fenomeno migratorio, non subito ma quando si terrà il prossimo vertice Ue-Unione africana (Ua). E quando, di grazia, si terrà il prossimo vertice Europa-Africa? Domani, dopodomani, tra una settimana? Il precipitare della situazione in Italia imporrebbe la somma urgenza nel programmare l’incontro. Invece no, il summit si terrà a data da destinarsi. Poi, la ciliegina sulla torta di giornata: nel mentre la signora Ursula sciorinava la sua ricetta dei sogni, la commissaria agli Affari interni della Ue, la svedese Ylva Johansson – competente sulle questioni migratorie – se ne stava tranquilla, assisa tra i banchi dell’Europarlamento, ad ascoltare il suo capo sferruzzando a maglia come una qualsiasi anziana pensionata impegnata ad ammazzare il tempo con la magia dei suoi uncinetti. Sarà il suo un modo originale per combattere lo stress, ma la rappresentazione allegorica della “strafottenza” per il dramma italiano, trasmessa dalla commissaria Johansson in mondovisione, è stata devastante.
Tanto è ciò che sta sopra la superficie della politica melmosa praticata nella cittadina alsaziana. Poi, però, sotto il pelo dell’acqua stagnante di Strasburgo c’è quello che la gente comune non può vedere, c’è il lavoro sotterraneo dei nemici dell’Italia che fanno di tutto perché nel nostro Paese scoppi il caos. Non sarà un complotto quello che Gian Micalessin denuncia dalle colonne de Il Giornale, ma gli somiglia molto. L’esperto di esteri del quotidiano fondato da Indro Montanelli non ha peli sulla lingua. L’accusa che rivolge agli esponenti del Partito Democratico a Strasburgo è gravissima: tramano per boicottare il Memorandum d’intesa, stipulato tra il Governo tunisino e l’Unione europea. L’accordo prevede che da Bruxelles parta uno stanziamento di risorse finanziarie per aiutare il Paese nordafricano a uscire dalla crisi economica che lo sta affossando. L’impegno era a versare, immediatamente dopo la firma del Memorandum avvenuta il 16 luglio scorso, 150 milioni di euro a Tunisi, senza condizionalità. Di questi, 105 da destinare al rafforzamento dei controlli delle frontiere marittime per ridurre i flussi migratori verso l’Europa e in primis verso l’Italia. Peccato, però, che al momento Bruxelles non abbia scucito un euro. E per quale motivo non l’ha fatto? I tunisini sono in ritardo con la compilazione dei formulari propedeutici all’erogazione del contributo. Motivazione a dir poco balorda. La realtà, invece, racconta di una sinistra colta ad armeggiare sottobanco per ritardare, ancor meglio stoppare, il finanziamento. Micalessin, a sostegno della sua tesi accusatoria, cita le parole del capodelegazione del Pd a Strasburgo, Brando Benifei, che ha definito il Memorandum d’intesa Tunisia-Ue: “L’ennesimo tentativo inutile di esternalizzare il controllo delle frontiere europee con grandi rischi per i diritti umani”. E come se non bastasse, il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, ha accusato i rappresentanti della sinistra di essere intervenuti più volte a intimare alla signora Ursula von der Leyen di non dare seguito al patto stretto con la Tunisia. Roba da Sant’Uffizio.
Non sappiamo più come dirlo, visto che sono anni che andiamo ripetendolo in disperante solitudine: l’unità delle nazioni europee non esiste e la solidarietà tra partner è un’oscena finzione. Nell’Unione, ognuno tira l’acqua al suo mulino. E fosse solo questo. La verità è che ogni occasione è buona per farsi le scarpe uno con l’altro. Che poi farle all’Italia è facilissimo, grazie al contributo offerto dalle quinte colonne anti-italiane della sinistra nostrana. Giorgia Meloni se lo ficchi in testa una volta per tutte: sperare nell’aiuto dell’Europa per contrastare il fenomeno migratorio è una causa persa in partenza. L’unica soluzione possibile, se non si vuole ricorrere all’uso della forza nel respingere i clandestini, è quella di aprire, in accordo con il presidente Kaïs Saïed, un hotspot sul suolo tunisino, verso cui dirottare tutti i migranti irregolari intercettati in mare. Un centro di accoglienza sovvenzionato con fondi europei, gestito e vigilato dalle organizzazioni umanitarie che dialogano con Bruxelles e con il Governo italiano. Ciò metterebbe al riparo i migranti ospitati dal rischio di trattamenti in violazione dei diritti umani. Se da Roma si vuole che non partano, che non vadano con il loro denaro a gonfiare le tasche dei trafficanti di esseri umani e che non trovino la morte nelle acque del nostro mare, bisogna che gli immigrati vengano trattenuti sulla sponda africana del Canale di Sicilia. Tutto il resto è chiacchiericcio inutile e offensivo per l’intelligenza di chi non abbia la mente intossicata dal veleno multiculturalista.
Aggiornato il 18 settembre 2023 alle ore 10:01