Chi attacca, più o meno strumentalmente, il Governo Meloni per il crescendo di inevitabili promesse mancate in campagna elettorale, dimentica che la coperta finanziaria con cui deve districarsi l’attuale maggioranza risulta drammaticamente corta. Tanto che la stessa premier, malgrado il livello già eccessivo del disavanzo, fissato per quest’anno al 3,7 per cento del Pil, sta ragionando sulla eventualità di ritoccarlo in alto nel prossimo anno. Il bilancio pubblico, come ha ricordato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è praticamente ingessato, con l’impossibilità di reperire ulteriori risorse per interventi mirati a sostenere la crescita, come ad esempio un sostanzioso taglio delle tasse.
Ora, l’elemento che ha creato una situazione tanto seria sul piano dei conti ha un nome e una paternità. Trattasi del Superbonus 110 per cento – che qualcuno ha correttamente ribattezzato Supermalus, il quale ha seguito a ruota il più leggero, si fa per dire, Bonus facciate – la cui doppia paternità appartiene al Movimento Cinque Stelle. Ispiratore della misura è stato il grillino Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Governo Conte bis.
In soldoni, secondo Mario Seminerio, esperto di finanza, i numeri sono a dir poco raggelanti: “Il Bonus facciate, introdotto nel 2020 con l’agevolazione al 90 per cento, doveva costare 5,9 miliardi ma il suo cartellino del prezzo è arrivato a 26. Il Superbonus doveva essere rigorosamente circoscritto nel tempo e a un costo di 35 miliardi ma la sua reiterazione pluriennale lo ha sin qui portato a 93 miliardi di crediti ceduti, fotografati a fine agosto”.
In pratica, oltre ad aver contribuito in prima battuta a far lievitare ulteriormente l’inflazione – non a caso quella italiana è sempre stata piuttosto superiore alla media europea – attraverso la cosiddetta cessione del credito (cessione che, di fatto, ha determinato un ulteriore aumento della massa monetaria), il Superbonus ha aperto una colossale voragine nel bilancio dello Stato, obbligando chiunque si trovi a gestire la situazione a fare i salti mortali per tenere in piedi la traballante baracca del bilancio pubblico.
Tuttavia, i fautori del provvedimento, che raccoglie ancora oggi parecchi consensi traversali nella classe politica, lo hanno presentato e propagandato, raccontando la vecchia favola dei prodigiosi moltiplicatori keynesiani. Secondo questi fenomeni, infatti, l’impetuosa crescita economica di questo meraviglioso stimolo avrebbe compensato con gli interessi, generando un prodigioso aumento del gettito tributario allargato, i “piccoli” e momentanei buchi creati dal geniale provvedimento.
Invece, ancora una volta il sistema italiano nel suo complesso è rimasto con il classico cerino acceso in mano. L’economia ha continuato a ristagnare, mentre le uniche cose che hanno continuato a moltiplicarsi, oltre ai debiti, sono le illusioni perdute di chi ha preso per oro colato le proposte politiche dei pifferai di turno, in questo caso rigorosamente a Cinque Stelle.
Aggiornato il 08 settembre 2023 alle ore 14:48