L’Oriente del mondo – spesso ma non sempre – è funestato da dittature che mettono in discussione la sicurezza globale del pianeta.
Codeste dittature hanno, per loro stessa ammissione, un retroterra ideologico ben preciso (Vladimir Putin, Xi Jinping, Kim Jong-un). Ciò nonostante, i più sembrano quasi evitare di usare l’aggettivo giusto per declinarle politicamente. Ciò perché quell’aggettivo possa rimanere a livello di marketing un simbolo di libertà e democrazia. Per chi scrive invece è poco interessante aggettivare una dittatura perché, una volta raggiunta la maggiore età dal punto di vista politico, certi giochetti puerili “fascismo-comunismo” vanno evitati per questioni di decoro personale.
L’Occidente invece, il più delle volte, vede la contrapposizione di un fronte moderato e di uno progressista che si contendono il governo del Paese nel rispetto dei reciproci ruoli e delle reciproche diversità. Fa eccezione l’Italia, ove ancora in molti abusano in maniera anacronistica di una categoria novecentesca come il fascismo. Il quale è morto e sepolto da parecchi decenni salvo che nella testa di chi si aggrappa a definizioni vecchie per dividere il mondo in cattivi (i fascisti) e buoni.
Solo oggi, chi sta vergando questo pezzo ha sentito ripetutamente cianciare di fascismo: in radio, a tavola, sui giornali. Solo nella giornata odierna esisterebbe il fascismo economico (coincidente con l’abolizione del reddito di nullafacenza), il fascismo relativo al depistaggio in merito ai grandi misteri stragisti italiani e il fascismo di chi nega l’esistenza dei diritti civili. Quest’ultima categoria è quantomeno singolare: in questo Paese i sedicenti fautori dei diritti civili spesso sono poco interessati ad assicurare che le varie forme di amore abbiano la doverosa tutela. Molto più figo aprire una dotta polemica su un termine offensivo piuttosto che censurare una sfumatura lessicale passando per una reprimenda contro i fascisti ostili al poliamore o sghignazzanti (sporchi camerati!) alla volta del tizio che vuole disperatamente sposare il proprio dalmata.
Ergo la destra di governo, il proprio elettorato e un vasto arcipelago moderato che non odia ovviamente nessuno sulla scorta delle preferenze sessuali, è fascista per differenza oltre che oppositore dei diritti civili per mera presunzione. Una magmatica stupidaggine. Prova ne sia la famosissima Legge Zan, la quale sarebbe stata approvata da tutti se solo non avesse recato nel testo i soliti “reati d’opinione” e le menate formative nelle scuole. Ma invece sembra quasi che il problema dei diritti civili sia come il conflitto di interessi: giova non risolverlo, serve che resti un problema, una bandierina da esibire per marcare la differenza con i fascisti. I diritti civili non paiono essere una priorità nella testa di chi millanta di difenderli ma un utile spauracchio da agitare, con buona pace di chi quei diritti civili li aspetta restando ostaggio dei propri tutori politici. Questo giochetto – almeno sulla mancata risoluzione del conflitto d’interessi – non ha certo portato bene a chi lo ha attuato.
Resta sullo sfondo un dubbio atroce: ma in tutto questo ragionamento, a che punto arriverebbero questi benedetti fascisti? Mistero. Ci chiediamo se davvero giovi a qualcuno non arrendersi all’evidenza (il fascismo è estinto) e guardare la società con il torcicollo per questioni apparentemente utilitaristiche.
Aggiornato il 08 settembre 2023 alle ore 09:41