Propongo seriamente di abolire l’Accademia della Crusca, cioè quella veneranda istituzione che da secoli si occupa della lingua italiana e del suo sviluppo nel tempo.
Infatti, ormai da circa un anno, da quando cioè il Governo attuale è in carica, le forze politiche di opposizione – in particolare il Partito democratico e i pentastellati – ogni santo giorno che Dio manda in terra non fanno che esaminare con la lente di ingrandimento dell’entomologo, cioè con la massima precisione e dedizione, ogni espressione scritta o orale, ogni parola, ogni sillaba di qualsivoglia esponente governativo, paragovernativo, filogovernativo – senza escludere mariti, mogli anche se divorziate, compagni e compagne, amici ed amiche, colleghi di lavoro o di partite a scopone e soci della bocciofila – ad uno scopo soltanto: verificare presunti errori di natura politica, sociale, perfino spirituale e poter così chiedere le dimissioni del malcapitato di volta in volta sottoposto suo malgrado all’esame.
La Crusca non ha dunque più ragione di esistere, surclassata dai commissari alla correttezza del lessico politico.
Ultimo e divertentissimo caso quello del compagno di Giorgia Meloni, Andrea Giambruno, accusato da tutti codesti autonominatisi commissari (del popolo) esaminatori di voler colpevolizzare le donne vittime di violenza.
In realtà, Giambruno aveva detto una cosa normalissima e cioè aveva invitato le ragazze ad evitare di ubriacarsi mentre si trovano in un locale, perché potrebbero più facilmente divenire preda di un “lupo”, cioè di qualcuno che, profittando del loro stato di minorazione, potrebbe abusare di loro.
Apriti cielo! Si è giunti al punto di teorizzare e difendere un diritto all’ubriacatura quale diritto naturale di ogni ragazza che si trovi al bar o in discoteca, il che da un certo punto di vista può anche far piacere, dal momento che dimostrerebbe come le forze progressiste stiano forse riscoprendo il diritto naturale tanto caro alla filosofia scolastica medievale.
Ma l’aspetto divertente della faccenda sta nel fatto che mentre per ministri, sottosegretari, viceministri, deputati, senatori, consiglieri regionali o comunali, uscieri, portinai, autisti, barbieri (purché tutti impiegati nel settore pubblico), la sinistra chiede sempre ogni giorno le dimissioni, perché nessuno di costoro supera l’esame lessicale dei suoi commissari, con Giambruno la cosa è molto diversa.
Di lui non possono chiedere le dimissioni perché lavora in una emittente privata e, non essendo sposato con la presidente del Consiglio, non possono neppure intimargli il divorzio, dal momento che per divorziare bisogna essere prima sposati.
Da qui, la crisi che pare attanagli da giorni Elly Schlein e Giuseppe Conte: come reagire a questa strabiliante offesa di Giambruno? Come fargli scontare il giudizio negativo dei commissari vigilanti sul lessico corretto?
Immaginiamo la scena teatrale. I due capi partito impegnati in sfibranti riunioni notturne e in collegamento stabile fra di loro che si interrogano sul da farsi, con la consulenza dei commissari del lessico corretto; proposte di ogni tipo, prima accolte e poi bocciate; litigi, accordi sottobanco, dietrofront improvvisi: insomma, tutto il corredo della peggior politica chiamato a raccolta per punire il colpevole di lesione al lessico corretto.
Infine, la svolta di qualche intelligenza superiore e raffinatissima: chiedere a Giorgia Meloni di “prendere le distanze” da Giambruno, cioè dal padre di sua figlia.
Ora, come si fa a “prendere le distanze” da uno con cui si ha comunanza di vita da anni e, per di più, per aver detto una ovvietà?
Volendo, tutto si può fare. Cominci la nostra presidente a spostare mezzo metro più in là lo sgabello ove Giambruno si accomoda la mattina per la colazione; faccia lo stesso per il pranzo e per la cena; si neghi per un eventuale invito a teatro o a cena; insomma, metta una buona volta distanza fra sé e lui, questo mostro venuto alla luce tramite un lessico scorretto, fortunatamente individuato e punito dai commissari a ciò deputati.
Ciò fatto, si tranquillizzi carissima Meloni. Tanto a tutta la sinistra in blocco – con qualche sporadica eccezione – non importa nulla del bilancio dello Stato, delle famiglie tartassate dagli aumenti, della guerra in Ucraina, di tutti gli enormi problemi che ogni giorno affollano la sua scrivania.
Lei pensi a governare, cioè a fare le cose per il bene dell’Italia. La sinistra continuerà ad esaminare le parole usate da lei e dai suoi collaboratori, spodestando la Crusca dai suoi compiti. Come dire: da un lato i fatti, dall’altro le chiacchiere.
Aggiornato il 31 agosto 2023 alle ore 10:47