La Sicilia brucia? Colpa dei cambiamenti climatici e del Governo di centrodestra che se ne frega di Greta Thunberg e della sua crociata ecologista. Eh no, cari corifei e prefiche dell’integralismo ambientalista, troppo comodo buttarla in catastrofismo apocalittico per fare facile profitto elettorale. Qui nessuno nega l’esistenza di un problema di cambiamento climatico che vada affrontato dal Governo, non fosse altro per colmare il ritardo sulla prevenzione delle catastrofi naturali, accumulato durante gli anni di potere incontrastato della sinistra. Quella stessa sinistra che oggi grida “al lupo-al lupo!” perché governa il centrodestra, ma che non ha mosso un dito per la salvaguardia dell’ecosistema nazionale quando aveva gli strumenti e il potere per farlo. È disgustoso udire i gemiti ipocriti dei rappresentanti del Partito Democratico e dei Cinque Stelle che se la prendono con il clima e con il Governo per il divampare degli incendi di queste ore in Sicilia. Ma a loro chi l’ha detto che sono state le alte temperature portate dall’alta pressione di origine africana a scatenare l’inferno sull’isola? A nessuno è venuto il dubbio che quelle fiamme potessero avere un’origine tutta umana, per di più dolosa, e non avessero nulla a che fare con il clima?
Al momento, nessuno conosce la verità, neppure gli inquirenti che non hanno ancora formulato un’ipotesi di reato. La differenza che separa le posizioni degli esponenti della destra, ispirate alla massima prudenza, dal catastrofismo ideologico della sinistra, è evidentissima. Dovendo scegliere, siamo convintamente dalla parte dei primi contro la pretestuosità demagogica dei rappresentanti della seconda. Secondo il report del Corpo forestale regionale, in Sicilia sono stati rilevati, nei giorni passati, 338 roghi che hanno interessato una superficie boscata di 693 ettari e non boscata di 3mila ettari. Per stabilire con certezza le cause del disastro ambientale, l’unica cosa seria da fare è affidarsi alle autorità competenti perché accertino la verità. Bene la decisione di attivare una task force dei Carabinieri, coordinata dal Nucleo informativo Antincendi boschivi del Comando Carabinieri per la Tutela forestale. Spetterà a questa unità specializzata scoprire cosa sia realmente accaduto nelle ultime 48 ore nell’isola. Ai Carabinieri il compito di cogliere i segni lasciati dal fuoco sul terreno. Il verso e la forma della bruciatura, osservati in combinata con l’andamento del fuoco e con le condizioni metereologiche, consentiranno di risalire all’origine degli incendi e, da lì, alle cause.
Ma vi sono anche le immagini satellitari che possono aiutare a individuare la presenza di più punti d’innesco dei roghi, certificandone la natura dolosa. Bisogna attendere che gli inquirenti facciano il loro lavoro. E solo dopo, semmai, sparare sentenze. Si tratta di rispetto dovuto alle vittime di questi eventi – che ci sono state – e alla disperazione dei superstiti a cui è stato portato via tutto. Vite e storie andate in fumo tra le fiamme. Le stime della Protezione civile regionale valutano in 60 milioni di euro i danni subiti dalla popolazione, ai quali vanno aggiunti i 200 milioni di euro quantizzati dagli Ispettorati provinciali dell’Agricoltura. Che si faccia chiarezza sulle cause è più che mai fondamentale. Non fingiamo di cadere dal pero. Sappiamo benissimo che la quasi totalità degli incendi sono provocati dalla mano dell’uomo. Vuoi per dolo, vuoi per colpa, vuoi per accidente. L’autocombustione è fenomeno raro. La natura, di solito, c’entra poco. Al più, può offrire condizioni che favoriscono il propagarsi delle fiamme. Si osa sostenere che la presenza del vento sia un indicatore del cambiamento climatico? Come se lo scirocco fosse la novità metereologica del momento e non fosse, invece, di casa in Sicilia da sempre, tanto da essere amato e celebrato dai siciliani. Diceva di lui Andrea Camilleri: “Lo scirocco è uno dei momenti più belli che possano essere concessi all’uomo, in quanto l’incapacità di movimento in quei giorni ti porta a stare immobile a contemplare una pietra per tre ore, prima che arrivi un venticello”.
È dunque la mano dell’uomo che va individuata e fermata. Possibilmente per lungo tempo. Oggi, il reato di incendio doloso, previsto dal Codice penale all’articolo 423, è punito con la reclusione da 3 a 7 anni. Troppo poco per chi deliberatamente provoca devastazioni dell’ambiente, con gravissime conseguenze per le vite e per i beni delle persone. Un inasprimento significativo della pena potrebbe funzionare da deterrente contro l’azione dei piromani. Ci aspettiamo che un Governo di centrodestra prenda in seria considerazione l’opzione della maggiore repressione del fenomeno criminale. Nessuna scusa – e nessuna copertura – si offra alla categoria delinquenziale degli incendiari. Al contrario, buttarla in caciara climatica, come fa la sinistra, finisce col distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità investigative dai veri responsabili dei roghi. E ciò non è inaccettabile. Perché poi i piromani lo facciano è questione da tempo indagata dai criminologi e dagli psicologi. Non esiste un’unica motivazione. Uno studio sul tema, prodotto dall’Fbi statunitense, ha individuato cinque profili psicologico-comportamentali di incendiari. Si va dall’incendiario per vandalismo, a quello per profitto, passando per quello che appicca il fuoco per cancellare le prove di altri crimini commessi e per quello che agisce per vendetta, fino ad approdare all’incendiario per terrorismo politico. Ed è proprio quest’ultimo profilo che, riguardo alla vicenda siciliana, continua a ronzarci nella mente, al pari di un insetto molesto che non riusciamo a cacciare via. Per gli esperti dell’Fbi, l’atto incendiario posto in essere da tale tipologia criminale è finalizzato a realizzare, tramite l’azione violenta, un grave danno per lo Stato nel tentativo di condizionarne le decisioni.
Ora, nel mentre a Roma divampa la polemica sulla scarsa sensibilità ambientale che la sinistra rimprovera alla destra – al punto che quell’improbabile personaggio di Angelo Bonelli, parlamentare e capo dei Verdi, intende proporre l’istituzione del reato di negazionismo ambientale – sarà un caso se in Sicilia, all’improvviso, comincia a bruciare tutto e contemporaneamente in diverse aree del territorio regionale non collegate tra loro, come mai accaduto prima d’ora? Eh sì: nella bella isola le temperature d’estate non sono mai state basse. Si obietterà: è becero complottismo. Può darsi, ma noi, che di clima ne sappiamo il giusto, possiamo solo auspicare che le indagini dell’autorità giudiziaria vadano in fondo nella ricerca della verità. E semmai si dovessero individuare dei responsabili, sarà opportuno conoscere il perché della loro condotta criminale. E, soprattutto, scoprire a vantaggio di chi abbiano agito. E chissà che non ne scopriremmo delle belle.
Aggiornato il 28 luglio 2023 alle ore 10:56