Come è noto, l’opinione personale espressa da Stefano Patuanelli, capogruppo pentastellato al Senato, secondo cui sarebbe “necessario reintrodurre il finanziamento pubblico dei partiti”, ha scatenato un vespaio dentro il Movimento 5 stelle. Tanto da costringere il suo attuale leader, l’avvocato del popolo Giuseppe Conte, a prendere le distanze dal suo ex ministro dello Sviluppo economico. “Il nostro Stefano Patuanelli – ha tenuto a precisare il premier degli arresti domiciliari di massa – esprime una sua opinione, del tutto personale, sul finanziamento pubblico dei partiti. L’ho sentito e mi ha spiegato che il suo è un discorso generale e astratto sui partiti e sulla democrazia. Mi ha chiarito, però, che non firmerebbe mai nell’Italia attuale e con la politica attuale una legge per il finanziamento pubblico dei partiti”.
In realtà, secondo alcuni osservatori la posizione di Patuanelli sarebbe condivisa da molti colleghi di partito, la qual cosa metterebbe in forse uno degli ultimi cavalli di battaglia di una forza politica che prometteva di rivoltare l’Italia come un calzino. D’altro canto, partendo dall’assunto che solo i santi, i quali si suppone stiano in Paradiso, sarebbero in grado di mettere da parte ogni egoismo personale perseguendo unicamente il bene altrui, nel mondo reale è assolutamente naturale che i politici al primo posto pongano i loro interessi. Interessi personali e di bottega, quando i secondi coincidono con i primi.
Quindi, soprattutto per noi scettici liberali, nulla di nuovo sotto il sole. Ciò che invece risulta inquietante a posteriori è la grande presa che questi scappati di casa hanno avuto per molti anni su una gran massa di cittadini, giungendo nel 2018 a raccogliere un terzo dell’intero elettorato proprio sul loro irrealizzabile proposito di creare una figura di politico nuovo che, andando in Parlamento a dorso di asino, conducesse una vita frugale e rivoluzionasse in modo radicale ogni aspetto della vita pubblica del Paese. Si è trattato di una vera e propria truffa programmatica che mi richiama alla mente una famosa battuta di uno splendido film di Ridley Scott, Il genio della truffa per l’appunto.
Nel corso della godibile pellicola, una persona chiede al protagonista, interpretato da un ottimo Nicolas Cage, se non si senta in colpa per aver derubato con destrezza tante persone. “Non sono io che ho preso i soldi, sono loro che me li hanno dati”, risponde il personaggio. Allo stesso modo si sono comportati milioni di elettori, i quali hanno tranquillamente abboccato alle demenziali promesse di gente che poi si è letteralmente scannata per un perdere un euro dei ricchi emolumenti riservati ai nostri “cari” rappresentanti del popolo.
Aggiornato il 25 luglio 2023 alle ore 11:10