La stampa che rimpiange le primavere arabe

Sassolini di Lehner

I giornalisti di Sky a volte denotano un’ideologia talmente virulenta da renderli ciechi, sordi e ciuchi. Un certo Jacopo Arbarello, ad esempio, ci ha raccontato su Sky di una Tunisia finita nelle arcigne mani autoritarie del presidente Kaïs Saïed, descritto come dittatore spietato, teso notte e giorno a comprimere ogni libertà, non ultima quella di stampa. La descrizione orripilante serve, fra l’altro, a demonizzare Giorgia Meloni, colpevole d’aver contattato e preso accordi col mostro maghrebino. Dio li fa e poi li accoppia, tale l’adagio sottinteso. Arbarello, fra l’altro, per rafforzare il suo dire, rimpiange le primavere arabe, la follia dei decerebrati Barack Obama e Hillary Clinton, dimenticando gli esiti di siffatta ennesima idiozia criminale dei democratici statunitensi. Idiozia che costò anche all’Italia lacrime e sangue, a cominciare dall’assassinio di Mu’ammar Gheddafi e la frammentazione anarcoide della Libia, con la quale avevamo ottimi accordi commerciali ed energetici.

Dopo le improbabili, presuntuose, grulle primavere arabe – figlie della bischeraggine degli esportatori di cornici liberaldemocratiche in terra di Allah – in Tunisia arrivarono al potere non i liberali, bensì i fondamentalisti islamici. L’ignorante Arbarello non sa o finge di non sapere che, grazie alle lodate “primavere”, molti turisti furono arrestati nei ristoranti con l’accusa sanguinosa di aver consumato i pasti e bevuto alcolici nel periodo del Ramadan. Insomma, il turista italiano, tedesco, inglese, francese o maltese avrebbe dovuto seguire alla lettera i dettami del Corano! Essendo la Tunisia un Paese che vive di turismo, anche il cervello di Arbarello può mettere nitidamente a fuoco il danno arrecato dagli islamisti “primaverili”.

Avendo vissuto in Tunisia durante la presidenza di Ben Alì, posso testimoniare che anche Ben Alì teneva sotto ferreo controllo i tunisini, proprio per combattere preventivamente il fondamentalismo religioso. Per il resto, grazie alla sua dittatura laica, le donne potevano vestire e vivere come volevano, studiare, laurearsi, esercitare tutte le professioni, mentre la laicizzazione del Paese cresceva e si radicava, disturbando soltanto gli amici di Al Qaida, dell’Isis e dei Fratelli musulmani statunitensi, in gran parte neri, ergo, doppiamente imbecilli, avendo dimenticato chi li razziò, li torturò, li schiavizzò, rivendendoli ai latifondisti americani.

Ricordo un’affascinante e preparatissima avvocatessa tunisina, donna libera ed intelligente, che avrei voluto volentieri conoscere più a fondo, magari biblicamente. Insomma, bisognerebbe spiegare agli asinelli iscritti all’Albo dei somari a mezzo stampa che nei Paesi a religione islamica, il miraggio della liberaldemocrazia imposta dall’Occidente favorisce soltanto il terrorismo e il ritorno alla teocrazia. Non si può credere a Maometto e ispirarsi a Giovanni Giolitti, a Bettino Craxi o a Marco Pannella. Ce lo insegna l’insensata guerra all’Iraq, già nazione laicizzata, oggi spinta dalla psicosi islamista ad incendiare l’ambasciata di Svezia. Il presidente Kaïs Saïed, insomma, può dispiacere solo agli idioti occidentali, i quali leggono le cose del mondo da strabici.

Aggiornato il 25 luglio 2023 alle ore 10:16