Pier Silvio, anche no

Sassolini di Lehner

Si vocifera che Pier Silvio Berlusconi voglia scendere in campo.

Premesso che nessuno, neppure col medesimo cognome, possa pretendere di emulare Silvio, alla luce delle tendenze e delle opzioni di Mediaset, tana di progressivi alternativi, direttori dell’Unità e dei Berlinguer, direi che la discesa di Pier Silvio non sarebbe un toccasana per il centrodestra, bensì una potente risorsa del becerismo di sinistra.

Piero Sansonetti, direttore dell’Unità oggi rinata, del resto, resterà nella Historia, per aver fatto passare, ai tempi di Walter Veltroni, il comunista Vittorio Penco, vittima di Togliatti (15 anni tra carcere e Gulag) come perseguitato da maligne entità sconosciute, se non manifestamente fasciste.

Con la marea di “compagni” e trasgressivi di Mediaset, scalzando Elly Schlein, Pier Silvio potrebbe configurare il sole dell’avvenire illuminante il più micidiale dei campi larghi: da Antonio Tajani a Mara Carfagna, da Alessandra Mussolini a Goffredo Bettini, da Alessandro Zan ad Aboubakar Soumahoro, da Maurizio Landini a Roberto Saviano.

Siccome vogliamo bene a tutti coloro che portano il cognome di chi ci salvò dalla gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto – Andrea Mancia ricorderà come festeggiammo l’evento nella redazione a pane e mortadella dell’Opinione appena rimessa in vita dall’indimenticabile grande Arturo Diaconale – preghiamo Pier Silvio di continuare a frequentare le palestre e non la politica.

Aggiornato il 04 luglio 2023 alle ore 10:05