Sassolini di Lehner
Non sono pacifista e il suffisso “ista”, anzi, poco mi garba, specie dopo aver assistito da bambino alla ridicola sceneggiata di utili e osceni idioti italiani imbarcatisi nella più ipocrita invenzione staliniana: i “partigiani della pace”. Secondo costoro, gli armamenti occidentali miravano alla guerra, mentre quelli sovietici favorivano la pace.
Molti tra i partigiani comunisti autori di crimini efferati, prima di scappare, tramite Pci, in Cecoslovacchia, si rinominarono pure “partigiani della pace”.
Purtroppo in Italia sono mancati il coraggio e l’etica per allestire una Norimberga, almeno morale e culturale, contro i portavoce della infestante imbecillità italo-comunista.
Dalla pace sovietica alla guerra di Vladimir Putin.
Fermo restando che c’è un aggressore e un aggredito, per quanto l’aggressore possa giustificarsi con una serie di oggettive pregresse “infiltrazioni” statunitensi, credo sia utile spiegare le ragioni per le quali Putin – non è matto, è astuto – affermò di dover denazificare l’Ucraina.
Ebbene, zar Vladimir ebbe torto, eppure in parte ragione: torto marcio per l’evidente anacronismo; ragione per il passato e per certi echeggiamenti nel presente.
In effetti, il passato fu tremendo. Tra il 29 e il 30 settembre del 1941, nel fossato denominato Babyn Jar, vicino Kiev, le SS, con l’appoggio entusiasta dei poliziotti ucraini, massacrarono 33.771 ebrei. E la caccia cruenta all’ebreo continuò sino alla fine della guerra.
Luglio-agosto 1943: l’esercito ucraino si cimentò in una spaventosa e bestiale pulizia etnica a danno della popolazione polacca, soprattutto donne e bambini. Circa 100mila polacchi furono sequestrati, torturati, smembrati, bruciati, quindi, dopo sofferenze immani, finiti. Alle donne fu riservato anche lo stupro sistematico e di gruppo. Il regista del genocidio fu Stepan Bandera, tuttora onorato, anzi santificato, in Ucraina. La città di Leopoli celebrò il 2019, centodieci anni dopo la nascita del carnefice Stepan, come l’anno di Bandera, il quale ebbe il “merito” di sterminare la maggioranza polacca di Leopoli, facendo così posto alla minoranza ucraina. Ancora oggi, viene diffuso, studiato, interpretato, chiosato il “pensiero” – si fa per dire – del macellaio Stepan.
Leopoli era una delle più belle città polacche, forse più caratteristica di Cracovia, nulla a che vedere con le città ucraine.
Putin ha avuto buon gioco nel far circolare la balla della denazificazione, perché, oggi, in Ucraina spiccano monumenti e furoreggiano festeggiamenti dedicati ai peggiori collaboratori dei nazisti, talora più feroci e spietati delle stesse SS. Non mi riferisco solo a Bandera, ma ad altri collaboratori dei nazisti come Negrych, Shukhevych, Stetsko, Polyanskiy, Riznyak, tutti celebrati anno dopo anno.
Tanto per dare ragione a Putin, il Parlamento ucraino nel 2021 ha celebrato il 130° anniversario della formazione di Porfiriy Silenko-Kravets, la divisione associata alle SS Galizia Hauptsturmführer, insignita nel 1944 della Croce di Ferro.
In quel di Kiev, insomma, qualcuno lavora a favore della propaganda del Cremlino.
Aggiornato il 01 giugno 2023 alle ore 10:00