Sul Corriere della Sera di ieri, 23 maggio, il professor Ernesto Galli della Loggia ha scritto un editoriale intitolato “Lo Stato, l’autonomia, le Regioni e il bilancio da fare”, a proposito delle riforme in cantiere. È un articolo che chiunque abbia a cuore le sorti dell’Italia dovrebbe leggere e meditare, specialmente i “neocostituenti” invasati del cambiamento dell’assetto costituzionale dello Stato e delle Regioni.
Poiché le argomentate critiche e i fondati timori di Galli della Loggia sono da anni anche il mio assillo e il mio terrore che lo Stato unitario risorgimentale venga disfatto mediante la disarticolazione della Repubblica, ne ho trattato in svariati articoli pubblicati anche qui su L’Opinione, specialmente come bilancio storico nel cinquantenario 2020. Perciò ho sentito il dovere di scrivergli immediatamente per manifestargli il mio plauso e di condividere la mia breve lettera con i nostri lettori, anche come promemoria per la politica, pensieri ed azioni, contro l’antistorica furente deriva del regionalismo differenziato, ricordando i versi di Petrarca che Machiavelli pone a suggello del Principe: “Virtù contra furore prenderà l’arme; e fia il combatter corto: ché l’antico valore nell’italici cor non è ancor morto”.
“Grazie, caro professore, grazie per l’editoriale di oggi contro il cosiddetto regionalismo differenziato. Ne scrivo da anni, certo non con la Sua autorità, e vorrei ricordare che le ragioni addotte sono identiche, talvolta verbatim, a quelle magnificate nel 1970. A parte la confessione di Cossiga: l’istituzione delle Regioni fu null’altro che un regalo al Pci per rabbonirlo con il potere nelle regioni rosse. Regionalismo antiunitario e antieuropeismo miope sembrano saldarsi nel disarticolare l’Italia in uno pseudo federalismo del quale gli stessi promotori ignorano quasi tutti gli esiti, fuorché la possibilità di mettere le mani sulla cassa degl’Italiani, i tributi erariali. Con i più vivi complimenti, Pietro Di Muccio de Quattro”.
Aggiornato il 25 maggio 2023 alle ore 09:46