Quarto grado, leader nella disinformazione

La querelle innescata dal coraggioso magistrato Cuno Tarfusser, chiedendo perentoriamente la revisione del processo per la strage di Erba, non sembra placarsi. A tale proposito, venerdì scorso Quarto grado, programma “investigativo” in onda su Rete 4 e condotto da Gianluigi Nuzzi, ha cercato subdolamente di mettere sotto accusa il sostituto procuratore generale di Milano, invitando un parterre in maggioranza colpevolista per partito preso e tentando di demolire in ogni modo i più che fondati rilievi mossi dal magistrato altoatesino. E in questa non encomiabile manifestazione di giornalismo colpevolista a oltranza, sebbene nel caso in specie si evidenzino colossali incongruenze, sono state distorte, se non addirittura falsificate, molte delle contestazioni avanzate dallo stesso Tarfusser.

In estrema sintesi, nei riguardi delle famose confessioni di Rosa e Olindo, confessioni poi ritrattate, Nuzzi e soci hanno ripetutamente affermato come un dogma che le medesime confessioni erano “precise e dettagliatissime” in ogni loro parte. Peccato però, come è stato da tempo dimostrato da un raffronto analitico tra i fatti accertati e le dichiarazioni dei due, all’epoca, imputati, vi siano circa 240 errori. Inoltre, in merito alla famosa testimonianza di Mario Frigerio (definito sempre “supertestimone” da questi geni incompresi del diritto, acclarandone in tal modo l’assoluta infallibilità, proprio per essere in possesso di superpoteri), la cui complessa gestazione è tuttora oggetto di un ampio dibattito, Quarto grado ha completamente tralasciato tutta la montagna di elementi che porterebbero a pensare a una forma di ricordo sbagliato indotto, avvalorando quasi come un dogma le traballanti argomentazioni dell’accusa.

Infine, sulla famosa traccia invisibile di sangue rinvenuta sul battitacco dell’auto di Olindo, il programma ha profondamente travisato la questione di fondo, che i periti della difesa stanno cercando da tempo di portare all’attenzione dei media, cioè la stranezza di una goccia di sangue parzialmente degradata – così come ha dichiarato a Le Iene il carabiniere che all’epoca la repertò – poi miracolosamente giunta integra e piuttosto abbondante nel laboratorio del perito che la esaminò.

Ora, al di là di tutta una serie di questioni tecniche che annoierebbero il lettore, il punto della faccenda è questo: il giornalismo svolge il suo ruolo di contrappeso istituzionale quando, di fronte a dubbi, a incongruenze e fatti controversi, si comporta come un vero e proprio avvocato del diavolo, assumendo quel ruolo di cane da guardia del potere, in questo caso giudiziario, che dovrebbe rappresentare un elemento aggiuntivo di garanzia per i singoli cittadini.

Quando invece, così come la linea colpevolista a prescindere che non solo in tale frangente Quarto grado ha deciso di seguire, si sceglie scientemente di appiattirsi sempre e comunque sulle tesi dell’accusa – consiglio a tale proposito di analizzare ciò che è avvenuto sui media durante l’oscuro periodo di Mani pulite – le criticità della nostra giustizia, non certo un modello da esportare, non possono che peggiorare.

Aggiornato il 09 maggio 2023 alle ore 10:27