Sassolini di Lehner: festeggiare il Napoli con stile

Il destino cinico e baro, san Armando Maradona o la Madonna di Trevignano hanno voluto che non nascessi nel rione Sanità, escludendomi, così, dai festeggiamenti, con un morto e sette feriti, per il terzo scudetto del Napoli.

Se avessi ricevuto il privilegio d’esser partenopeo verace, però, non avrei rinunciato al ragionamento critico, quel maledetto meccanismo neuronico che induce a non intrupparsi nelle folle oceaniche plaudenti al dittatore, al calciatore o all’allenatore.

Avrei festeggiato anch’io, ma con una fetta di pastiera, un flûte di prosecco e, beato asemantico Luciano Spalletti volendo, la dolce compagnia di una fanciulla libidinosa q.b., tenendomi sempre più contiguo alla camera da letto piuttosto che a piazza del Plebiscito.

I neuroni, quando funzionano, ci dicono che l’individuo è tutto, mentre la massa è il niente; l’individuo si distingue dai creduloni che seguono Gisella Cardia, Barbara D’Urso e Rai o Sky Sport.

L’individuo non disprezza cotali e cotanti sempliciotti, limitandosi a rimirarli basito e commosso.

Certo, fa piacere veder vincere la propria squadra del cuore, ma l’unanimità chiassosa ed imbrancata se, da un lato, garantisce le ridicole similitudini para-omeriche dei ciarlieri giornalisti sportivi, interessati a gonfiare l’evento milionar-pallonaro quasi quanto i procuratori sportivi; dall’altro, nuoce all’homo sapiens derubricato a minus habens, immerso ed affogato nel gorgo oceanico e poco importa se l’ammasso di carne vociante si verifichi a Napoli, Milano, Torino, Manchester, Parigi o Monaco.

Sempre di annegamento di cervelli si tratta.

Aggiornato il 08 maggio 2023 alle ore 09:32