Sostituzione etnica, termine corretto quando lo utilizza l’Onu

Due giorni fa nel contesto di un discorso riguardante natalità e immigrazione il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha sottolineato la necessità di aumentare le risorse alle famiglie per consentire loro di avere più figli e conseguentemente arginare la “sostituzione etnica” della popolazione. Immediate le reazioni con riferimenti a periodi torbidi della nostra storia ormai remota.

Non occorreva andare tanto indietro. Nel dizionario delle Nazioni Unite, nelle principali lingue di lavoro il termine “migration replacement” o “migration de replacement” è comunemente usato per indicare quel particolare tipo di migrazione finalizzato a sostituire la popolazione di un Paese in cui si rilevi un alto tasso di denatalità. Probabilmente pronunciato in francese o in inglese il concetto può apparire più mitigato, ma la sostanza è la stessa di quella intesa dal nostro ministro.

L’obiettivo del principio è economico, sociale e demografico e per il Dipartimento Affari sociali ed economici – Reparto popolazioni dell’Onu, la migrazione volta alla sostituzione ha lo scopo di evitare in taluni Paesi il declino della popolazione in età lavorativa con tutte le relative conseguenze. La formula riportata dagli studi del Dipartimento indica come la soglia media di due figli per donna sia necessaria a prevenire un drastico cambiamento della struttura di un Paese, cui si può fare teoricamente fronte con una massiccia sostituzione di quella popolazione con altre provenienti da altre aree del mondo economicamente più svantaggiate.

L’Onu in uno specifico rapporto del 2000, dai contenuti ribaditi in un’analisi del 2019, è consapevole che i Paesi più sviluppati, ove il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione è maggiormente evidente, per varie ragioni si oppongono al fenomeno di migrazione di massa. Ritiene, pertanto, che di fatto essa non possa essere la soluzione al calo della natalità – o possa esserlo solo in minima parte – e che sia compito dei Governi adottare politiche finalizzate ad agevolare il welfare delle famiglie.

Né più né meno di quello che ha detto il povero Lollobrigida, travolto dalle critiche e vittima di una “demonizzazione” intesa sempre più come tecnica di manipolazione delle persone che mira a proibire la descrizione oggettiva di certi fatti e ad accusare di razzismo ed estremismo chiunque li riporti.

Aggiornato il 21 aprile 2023 alle ore 11:41