Un po’ di garantismo per Papa Wojtyla

Un tempo i mascalzoni che vivevano di ricatti ed espedienti – tipo gli ex appartenenti alla criminalità organizzata – chiedevano soldi ai malcapitati e li minacciavano con la fatidica frase: “Te manno in galera”.

Oggi, nell’era delle intelligenze artificiali e degli stupidi al naturale, questa frase sembra essersi così modificata: “Te faccio sputtanare in diretta in un talk-show televisivo”.

È quello che si è intravisto ormai da anni a questa parte con personaggi che sono saliti all’onore delle cronache, prima nere e poi televisive: da Ciancimino junior ai vari pentiti della banda della Magliana per finire con gli ex favoreggiatori degli stragisti mafiosi. Tutti tecnicamente definibili come “avanzi di galera”, ma che nel cinico mondo dell’audience sono diventati ricercatissimi dai cronisti piuttosto che dall’Interpol.

In tutto questo il sensazionalismo da due soldi fa agio sul garantismo. Specie quando il personaggio da calunniare è potente o lo è stato. Due esempi per tutti? Silvio Berlusconi e Karol Wojtyla.

Il primo si difende benissimo da solo e non da ieri. Per il secondo, benché sia diventato da anni un Santo, San Giovanni Paolo II, è d’obbligo chiedere un po’ di garantismo. Specialmente da accuse infamanti come la pedofilia o peggio ancora l’averla saputa lunga sul rapimento di Emanuela Orlandi. Accuse che si sostanziano sulle ossessioni del fratello della rapita – che ha tutto il diritto a ricercare la verità purché non sia “una qualsiasi verità” – e nelle dichiarazioni “random” di un qualche ex appartenente alla banda della Magliana fatte alla magistratura o, peggio ancora, agli inviati di qualche trasmissione televisiva.

Da ultimo è assurto alla ribalta delle cronache questo Marcello Neroni del quale, in una puntata di “DiMartedì”, viene trasmessa la voce registrata da un giornalista con relative accuse di pedofilia – ipocritamente coperte dai “beep” – all’indifeso Santo che fu Papa per quasi 30 anni e che contribuì alla caduta del Muro di Berlino, vero miracolo politico della sua era.

Insomma, quello che tecnicamente si può definire un ex “coatto” può infangare con il semplice gossip – forse origliato da qualche suo sodale (morto ammazzato) come Enrico De Pedis, forse addirittura inventato di sana pianta per diventare famoso e andare a sua volta in televisione – la memoria di un Santo, che però non sembra avere chi lo difende in questa valle di lacrime.

È troppo allora chiedere un po’ di garantismo anche per Giovanni Paolo II e un po’ di serietà ai giornalisti italiani quando costruiscono interi talk-show su queste nefandezze?

Aggiornato il 20 aprile 2023 alle ore 10:03