Bestemmie e imprecazioni non devono aver scalfito le granitiche posizioni dell’Università di Helsinki, a latitudini dove probabilmente le sinapsi prima si ghiacciano e poi muoiono, se si è deciso a cuor leggero di conferire un dottorato honoris causa in Teologia alla nuova Pollon dell’ecologismo, Greta Thunberg.
Che già da tempo questo neopaganesimo verde avesse obnubilato le menti e le coscienze si era capito da un pezzo, mancava l’investitura ufficiale, la discesa dello Spirito Santo nel culto di Greta. Non siamo ancora arrivati alle richieste di denaro per comprendere meglio questa discesa agli inferi nel cuore della terra malata con i gretini indemoniati al seguito, roba da far impallidire Scientology. Dunque abbiamo la profetessa che ci prenderà per mano e guiderà il gregge impaurito verso il sole della speranza per evitare l’apocalisse.
Ciò che spaventa non è tanto l’espandersi come un blob impazzito di questa para-religione che si nutre della paura per poi vomitarla sulle menti degli stolti, quanto il silenzio di una buona parte della comunità scientifica e della politica internazionale nei confronti del mostro green che avanza inesorabile per diffondere il credo del catastrofismo ambientale a botte di terrorismo eco-mediatico.
A un passo dal baratro verso la negazione della cultura occidentale, con tanto di pergamena e bacio accademico, la subcultura green e la sua santona eterodiretta sono lì pronte a darci l’ultima spinta verso le fiamme dell’annullamento. Quando precipiteremo, sentiremo il ghigno malefico o le lacrime tardive di quanti stanno colpevolmente assecondando questa evangelizzazione per drogare i popoli con le nuove tavole della legge: transumanesimo, ecologismo sfrenato, cancel culture, immigrazionismo. Amen.
Aggiornato il 28 marzo 2023 alle ore 17:25