Ciò che sta accadendo in Francia sul tema delle pensioni, con un riforma che innalza l’età minima a 64 anni, contro i 67 dell’Italia, rappresenta un caso molto istruttivo sul piano del consenso democratico. Avendo evitato di trovarsi con un Governo sfiduciato per soli nove voti, il presidente Emmanuel Macron si è così espresso in una intervista in diretta trasmessa da France 2 e TF1: “La riforma delle pensioni proseguirà il suo cammino democratico. Nel momento in cui vi parlo, pensate che mi faccia piacere fare questa riforma? La risposta è no. Avrei potuto mettere la polvere sotto al tappeto? Come tanti prima di me? La risposta è sì”. Ha poi aggiunto che “la riforma delle pensioni non è un lusso, ma è assolutamente necessaria per riportare il sistema previdenziale in equilibrio”. Infine, Macron, facendo leva sull’antica grandezza della Francia, ha richiamato il suo popolo al senso di responsabilità, evitando di utilizzare “una violenza senza regole ogniqualvolta si sia scontenti di qualcosa”.
Ora, sul tema delicatissimo della sostenibilità previdenziale, il leader de La République En Marche ha scelto per l’appunto di non nascondere la polvere sotto al tappeto, correndo il rischio di pagare un prezzo altissimo in termini di popolarità. In questo caso vi erano due opzioni, vista la difficile situazione che pure la Francia vive sul piano della tenuta dei conti pubblici, situazione aggravatasi col combinato disposto della paralisi pandemica e della guerra in Ucraina: o tirare a campare, mantenendo in una traiettoria pericolosa il deficit e il rapporto debito-Pil (attualmente intorno al 115 per cento, contro il nostro che viaggia a cavallo del 150 per cento), oppure intervenire nel principale capitolo di spesa, tentando di mettere una significativa toppa a una voragine di bilancio essenzialmente determinata dall’invecchiamento generale della popolazione.
Ebbene, scegliendo quest’ultima prospettiva, Macron non lo ha fatto certamente nelle vesti di un lungimirante benefattore, bensì egli, da politico navigato, ha ritenuto di incassarne i futuri dividendi in termini elettorali qualora l’innalzamento di due anni nell’età pensionabile sia sufficiente a ridare un po’ di ossigeno a un Paese divenuto leader mondiale in fatto di spesa pubblica, la quale ha superato il 60 per cento del Prodotto interno lordo. Ed è per questo che temo che la coraggiosa iniziativa del presidente francese sia comunque troppa blanda e piuttosto tardiva. Staremo a vedere.
Aggiornato il 24 marzo 2023 alle ore 11:31